Fiamme e polemiche

Un volontario della Prociv: «Vi spiego perché il piano della Regione contro gli incendi non può funzionare»

Domenico Rocca vanta 40 anni di esperienza nel settore. La sua riflessione investe le competenze così come individuate dalla nuova legge regionale, ma anche il ruolo delle associazioni: «I volontari non possono sostituirsi agli enti pubblici»

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4 luglio 2022
16:02

L’emergenza incendi continua ad alimentare il dibattito politico ma anche sociale. A prendere la parola anche Domenico Rocca, volontario di protezione civile da 40 anni ed ex membro della Consulta regionale del volontariato di protezione civile delegato al tema dell’antincendio boschivo.

In particolare, l’ex Prociv commenta il recente Piano antincendio boschivo per la stagione 2022: «L’intervento del presidente Occhiuto in quest’inizio di campagna antincendio – spiega Rocca - stimola alcune riflessioni. Prima di tutto voglio sottolineare l’importanza dell’intervento del Presidente della Regione che trasmette l’impegno delle istituzioni verso il dramma degli incendi boschivi in Calabria».


Per l’ex volontario tuttavia, il problema nasce nelle istituzioni stesse: «La legge dà la competenza dello spegnimento degli incendi boschivi alle Regioni, restando anche con questo nella logica di uno Stato che decentralizza le responsabilità. Per quanto riguarda la Calabria sorge subito una domanda: la Regione è in grado di svolgere il proprio compito? Con la mia esperienza quarantennale nel campo degli incendi boschivi, da volontario e cittadino calabrese, debbo dire certamente no!».

La carenza di uomini e mezzi

Entrando più nel dettaglio: «La Regione Calabria, con una illogica legge regionale, assegna a Calabria Verde il compito della lotta agli incendi boschivi e non alla Protezione civile regionale alla quale compete l’incendio di interfaccia (cioè i roghi che interessano aree di confine tra zone rurali e urbanizzate, ndr). È semplice pensare – sottolinea - che la maggior parte degli incendi in Calabria sono proprio quelli di interfaccia, che sono i più pericolosi per la popolazione e i centri abitati, i quali moltissime volte interessano i nostri boschi. Già non avere un solo ente competente denota una scelta scellerata e poco funzionale alla lotta contro il fuoco». Il problema concerne soprattutto le risorse a disposizione: «C’è da sottolineare che Calabria Verde non ha più il numero necessario di operai idraulici forestali per istituire un numero adeguato di squadrette nella lotta attiva contro il fuoco considerando che l’operaio più giovane oggi ha almeno 62 anni. Allora il problema politico è: perché non chiedere al governo centrale di sbloccare le assunzioni di operai forestali che in Calabria sono adesso vistosamente insufficienti sia per la cura del territorio che per la lotta agli incendi?».

Altra osservazione: «Un’efficace lotta al fuoco si può avere con un intervento tempestivo degli elicotteri a supporto delle squadre; domanda: quanti elicotteri sono disponibili in questo momento in Calabria? (in Toscana operano già da tempo più di 10 elicotteri) Il presidente affronta anche il tema del volontariato al quale in questi anni di carenza delle squadre di Calabria verde è stata accordata una notevole attenzione».

Il ruolo delle associazioni

Ebbene «premetto che mi sono occupato della cosa come membro della Consulta regionale del volontariato di protezione civile delegato al tema dell’antincendio boschivo, e devo subito dire che è stato impossibile costituire un Coordinamento regionale delle associazioni che fanno antincendio boschivo perché molte associazioni preferiscono avere un rapporto diretto con le istituzioni, per cui non si riesce ad avere una forza organizzata sia per le attività operative che per il dialogo con l’ente regione, a dimostrazione del fatto che il volontariato calabrese è debole, poco organizzato, spesso estemporaneo e per altri aspetti poco sostenuto dalle istituzioni.

Ho sempre ritenuto- afferma l’ex volontario- che non sia corretto considerare il volontariato come forza sostitutiva agli enti pubblici i quali possono ricorrere al volontariato in convenzione come forza ausiliaria e di supporto al loro operato in quanto composta da cittadini generosi, solidali e responsabili. Non mi piace ciò che ha detto a proposito il presidente Occhiuto quando dice di rifarsi all’esperienza messa in atto dal mio vecchio amico Tonino Perna, perché ricompensare le associazioni del volontariato in base al diminuito numero di incendi nelle zone assegnate alle singole associazioni può significare che sotto sotto si insinua che siano le stesse responsabili del fenomeno».

Il controllo e la sicurezza dei territori

La questione è dibattuta: «Vorrei sottolineare con forza che il controllo e la sicurezza del territorio non compete alle associazioni di volontariato ma agli organi dello Stato e non è colpa del volontariato se è stata realizzata la scellerata scelta di smantellare il Corpo Forestale dello Stato che non solo controllava il territorio ma forniva centinaia d’uomini esperti della direzione dello spegnimento degli incendi in quanto profondi conoscitori dell’ambiente in cui esercitavano una costante presenza. Pensate poi all’assurdo di una zona dove i piromani, mafiosi o meno, appiccano una quantità incontrollabile di incendi che impegnano l’associazione del posto in modo spasmodico e costante, immaginate lo sforzo fisico ed economico che deve sopportare il gruppo che poi si vedrà penalizzato nonostante l’immane fatica e il dispendio economico. Ovviamente -aggiunge - tutto ciò significa che nelle zone dove le associazioni svolgeranno più lavoro avranno meno risorse economiche a disposizione delle associazioni le quali non avranno nemmeno un incendio boschivo».

Si domanda Rocca: «Ditemi voi se tutto questo ha un senso se non quello del sospetto e della punizione dei cittadini che con fatica e sacrificio di energie economiche e personali si dedicano con generoso altruismo al benessere del territorio e della popolazione calabrese. Sbagliava, a mio parere, il mio amico Tonino Perna quando era presidente del Parco dell’Aspromonte, sbaglia adesso il presidente Occhiuto a investire in questo modo il volontariato calabrese, che guarda caso non è stato interessato nel momento della stesura del piano antincendio boschivo regionale dove avrebbe potuto dare un contributo per migliorare l’operatività del sistema. Mi rifiuto di accettare questo modo di trattare il volontariato e chiedo alla consulta regionale del volontariato di protezione civile – chiosa - di intervenire per rimarcare la necessità di un maggiore rispetto per quelli che considerano i migliori cittadini calabresi. Invito le istituzioni a compiere bene il loro dovere, perché laddove le istituzioni funzionano bene il volontariato rende di più aggiungendo umanità, solidarietà, partecipazione e quindi più democrazia, alla vita della nostra Repubblica».

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