Università Catanzaro, l’integrazione per salvare Medicina: l'ultima “arma di distrazione di massa” del sindaco

L'atto è tecnicamente un inglobamento dell'azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio ad opera della Mater Domini in rappresentanza dell'UniCz. Una strategia che serve a poco o nulla nell'ottica della tutela della Facoltà

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di Danilo Colacino
9 agosto 2021
10:49

L'ultima trovata politica firmata Sergio Abramo, ennesima "arma di distrazione di massa" in nome di cui dovrebbe "scomparire" tutto il resto in città, si chiama integrazione. Termine peraltro nella fattispecie improprio, considerato come - poiché a "integrarsi" (allo scopo di tutelare il più possibile la Facoltà di Medicina di Catanzaro) dovrebbero essere le aziende ospedaliere Mater Domini (struttura espressione dell'Università Magna Graecia) e Pugliese-Ciaccio - quest'ultima al cospetto di un'azienda universitaria subirebbe in realtà una sorta di fagocitosi ossia sarebbe assorbita dalla prima con quanto ne consegue. Ad esempio, in termini di primariati. E sì, in ragione del fatto che in un'azienda unica le direzioni dei Reparti verrebbero prioritariamente assegnate agli accademici. Il riferimento è ovviamente ai professori di Medicina, che lascerebbero così le briciole ai loro colleghi dell'Aopc.

Il sabotaggio dell'integrazione

Niente "ciccia" insomma o, se preferite, niente potere. Uno dei motivi della mancata integrazione. Il problema principale, per meglio dire, che ha spinto i politici interessati a non privarsi di un cospicuo e dunque prezioso bacino elettorale qual è il Pugliese a sabotare l'indigesto inglobamento (ai sanitari del Pugliese, in particolare, come premesso) dell'Aopc da parte dell'Amd. In che modo? Semplice: facendo saltare il banco, infilando nel testo del provvedimento da sottoporre al ministero competente per l'ok definitivo previsioni assurde o più precisamente passibili di annullamento per incostituzionalità. Si ricorda a riguardo, tanto per gradire, quando nel documento fece la sua comparsa sulla scena il nosocomio di Lamezia Terme, spuntato improvvisamente dal nulla, senza che alcuno ne sapesse il perché. Anzi, al contrario, con un fine preciso - lo si ribadisce - ovvero mandare tutto a monte. Quasi una maniera per far passare il messaggio dei parlamentari o consiglieri coinvolti: «Noi, il nostro, l'abbiamo fatto ma poi è andata male».


Scarsa la correlazione fra inglobamento e tutela di Medicina

La questione centrale resta, tuttavia, la presunta importanza fondamentale dell'integrazione per "salvare" Medicina all'Unicz, asseritamente minacciata dalla volontà di aprire l'identico corso di laurea all'Unical. Peccato che i destini della Facoltà non dipendano affatto da tale processo e persino autorevoli fonti interne all'Ateneo del quartiere Germaneto (il più allettato dalla cosa), pur volendo restare anonime per il timore di ritorsioni, lo spiegano bene: «È chiaro che una sola struttura comporta l'aumento dei posti letto e dei servizi offerti all'utenza e dunque la possibilità di godere di dotazioni e finanziamenti maggiori, implementando pure la quota di "numero chiuso" degli studenti e delle borse di specializzazione. Peccato, però, come non siano di certo le nuove immatricolazioni a mancare. Dal momento che si registra spesso persino la carenza di aule e spazi per la didattica ai sempre crescenti iscritti».

Le borse di specializzazione trascurate un anno fa

In altre parole, nessuno disconosce il peso di matricole e Borse. Le seconde sono contratti di formazione di quattro anni che garantiscono agli assegnatari una retribuzione minima mensile pari a 1.600 euro all'inizio e di 1.800 a seguire. Tuttavia, lo si ripete a chiare note, non è la strada per mettere al riparo Medicina del Campus Venuta dall'eventuale concorrenza brutia. Basti pensare, a riguardo, a quanto successo esattamente un anno fa, quando alla vigilia della scadenza dei termini per la richiesta delle borse di specializzazione aggiuntive - fissata per il 14 agosto - venne convocata una beffarda riunione per discutere il delicato argomento, indovinate quando? Il 14 agosto, of course. Risultato? L'assessore regionale che doveva rivolgere l'istanza a Roma, Sandra Savaglio, liquidò la faccenda, asserendo che avrebbe dovuto chiederle non solo per l'Umg ma anche per tutte le altre Università calabresi.

Il sindaco finora non fortunato nel salvare le strutture sanitarie a rischio 

Malgrado ciò, in branche quali Ortopedia e Cardiochirurgia è arrivata ugualmente. Alla luce di quanto riferito, quindi, l'intervento salvifico del sindaco appare quantomeno superfluo o non certo vitale per difendere la Facoltà regina dell'Ateneo cittadino. Ma vi è di più: Abramo lo si ricorda in prima fila nella battaglia per salvare la Fondazione Campanella tra l'altro autore di un alterco all'uscita da una riunione ad hoc in Prefettura, ancora oggi presente su Youtube con l'infermiera del Centro Esmeralda Condito, in cui ripeteva in loop: «Non avete capito niente». E più in generale in varie vicende in cui, va rimarcato, ci ha messo la faccia. Purtroppo, però, la Campanella alla fine chiuse. E che dire del S. Anna per cui si è speso molto, che però non pare avere un futuro sereno.

Abramo trascura tutto per la Facoltà, ma più di qualcosa non torna

Sarà il motivo per cui ora che ha deciso (o più precisamente comunicato) di voler fare all in su Medicina gli aspiranti clinici catanzaresi potrebbero aver pensato, loro malgrado, di dover preparare la valigia. Sono infatti in parecchi a interrogarsi sull'inspiegabile ragione per la quale il prode nume tutelare dell'Unicz Abramo (per sua stessa ammissione concentrato unicamente sulle sorti dell'Ateneo) non abbia finora sollecitato il commissario straordinario alla Sanità calabra Guido Longo affinché firmi il nuovo atto aziendale dell'Amd che giace ormai da quasi due mesi sulla scrivania di Longo, pur essendo un sicuro volano di sviluppo per l'Umg. Mistero. Al di là di tutto, la verità è che il capoluogo - oltre che sul Turismo - potrebbe puntare a essere la "casa" delle eccellenze sanitarie. Ma in… patria non si lavora a questo, mentre fuori dal capoluogo ne sono contenti e contribuiscono a che ogni cosa resti com'è. Mai.

 

 

 

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