Vaccini dirottati fuori della Calabria? La Regione: «Mai successo». Ma il “prestito” è possibile

La polemica innescata nei giorni scorsi dalle richieste di riequilibrio avanzate da Veneto, Lombardia e Piemonte. La struttura di Figliuolo spiega che esiste una prassi di questo tipo ma non una direttrice sud-nord: «È successo per Puglia e Sicilia» (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Luana  Costa
13 maggio 2021
18:16
Il commissario nazionale per l’emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo
Il commissario nazionale per l’emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo

Non un solo vaccino, tra quelli già consegnati, ha oltrepassato per ora i confini calabresi diretto in regioni del nord Italia. Almeno in questo caso e, in particolare, per quel che attiene la gestione della campagna vaccinale non trova applicazione la disputa sulla sperequazione tra  nord e sud. A fugare ogni dubbio ci aveva già pensato qualche giorno fa il generale Francesco Paolo Figliuolo che aveva derubricato la polemica e inquadrato il fenomeno in un normale meccanismo di riequilibrio tra regioni

Nessun asse nord-sud

E di nuovo oggi la struttura del commissario straordinario per l'emergenza Covid ha chiarito a LaC News 24 che «non è la prima volta. Spostamenti di vaccini tra regioni sono già avvenuti in passato e non riguardano necessariamente l'asse nord-sud». Al contrario e a titolo d'esempio, nei giorni scorsi il meccanismo di riequilibrio era stato attivato tra la Puglia e la Sicilia, entrambe regioni notoriamente del sud Italia. E per chiarire ancor di più i contorni della vicenda viene spiegato: «Può capitare che una regione consumi più vaccini di quanti ne abbia disponibili, per recuperare questo scompenso temporaneo le dosi vengono prese in prestito da un'altra regione e ristorate al momento della successiva distribuzione». 


Su piccola scala

Del resto e in misura decisamente più locale, lo stesso avviene anche all'interno della Calabria. Da mesi ormai viene applicato un principio di solidarietà tra le cinque province e le aziende sanitarie e ospedaliere secondo cui le dosi eccedenti vengono messe a disposizione di quelle aziende che in un determinato periodo ne manifestino più urgente necessità. Un sistema che consente, da un lato, di razionalizzare le giacenze nei frighi ospedalieri e di evitare, al contempo, ulteriori richieste di vaccini alla struttura commissariale nazionale esclusivamente a favore di una singola azienda. 

Nessuna disposizione

La circostanza è stata, inoltre, smentita anche dalla Protezione Civile regionale che ha fatto sapere come al momento non siano pervenute disposizioni inerenti il trasferimento di vaccini verso altre regioni d'Italia seppur il commissario straordinario abbia già dichiarato che sono previsti «ulteriori bilanciamenti sul vaccino AstraZeneca, con il consenso delle regioni interessate. Tali bilanciamenti - è stato chiarito - saranno provvisori e puntano comunque, in seguito, a un recupero per il mantenimento della distribuzione di vaccini per numero di abitanti». A richiedere i riequilibri erano state alcune regioni, tra cui Veneto, Lombardia e Piemonte.

Giornalista
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