Il ricordo

Vent’anni dalla manifestazione No Global a Cosenza, l’evento che segnò un’intera generazione di attivisti

VIDEO | Sessantamila persone sfilarono dalla stazione ferroviaria di Vaglio Lise verso Palazzo dei Bruzi. Lo speciale su Cosenza Channel

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di Antonio Clausi
23 novembre 2022
10:03

Ricorre oggi il ventennale della manifestazione no global di Cosenza, evento che ha segnato un’intera generazione di attivisti. Sessantamila persone, arrivate da ogni parte d’Italia, attraversano le strade del capoluogo bruzio in maniera estremamente pacifica. Chi temeva incidenti come a Genova in occasione del G8, restò sorpreso dalla simbiosi che la città ebbe con i manifestanti.

A generare l’indignazione collettiva, furono i 20 arresti effettuati su richiesta della Procura di Cosenza, 42 invece risultarono gli indagati. Le carte dell’inchiesta parlavano di “associazione sovversiva” realizzata tramite assemblee pubbliche, di “sovversione dell’ordine economico dello Stato” e di “turbativa delle funzioni del governo italiano”. Accuse pesantissime che si sgonfiarono però nell’arco di un paio di settimane. Nel 2012 il terzo grado di giudizio mise un punto alla vicenda.


Erano i tempi in cui il Paese provava a cancellare le ferite di Genova, ma i lividi procurati da quei fatti drammatici erano troppo dolorosi. Due settimane prima, a Firenze, il “Global Social Forum” sfilò in maniera totalmente pacifica, rovesciando i teoremi della vigilia: si temeva un’altra Genova, ma non volò nemmeno un sasso. Ma nel frattempo, a Cosenza qualcosa si muoveva per sgominare la cosiddetta “Rete Meridionale del Sud Ribelle”. L’esito furono, appunto, gli arresti.

I giorni che precedettero la manifestazione furono caratterizzati da un paio di avvenimenti rilevanti. Il primo fu il trasferimento degli arrestati nel carcere di massima sicurezza di Trani, istituto penitenziario dove sono ospitati (ancora oggi) i terroristi rossi degli anni di piombo.

Il secondo fu l’indignazione collettiva dei partiti di centrosinistra e dei movimenti antagonisti a cui fece il paio una presa di posizione netta della Curia cosentina: monsignor Agostino definì «esagerate» le accuse ricevendo il plauso degli altri vescovi italiani. Il terzo fu la decisione da parte dei collettivi di indicare Cosenza come città del corteo e non Napoli. Il racconto di quelle giornate nello speciale di Cosenza Channel con foto, video e testimonianze dell’epoca.

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