Vibo Valentia, medici in trincea: «Combattiamo il Covid a mani nude»

VIDEO | La denuncia del presidente dell'ordine dei medici provinciale Antonino Maglia che invita la popolazione al buon senso. E sui vaccini antinfluenzali spiega: «Di questo passo le scorte non basteranno per tutti» (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Cristina Iannuzzi
8 novembre 2020
18:12

È assai preoccupato. Oggi più d ieri. «La situazione – ammette il presidente dell'ordine dei medici vibonesi Antonino Maglia - è allarmante». Non tanto per il numero dei contagi, ma per l‘inadeguatezza della strutture sanitarie a fronteggiarel’emergenza.

Se fino a pochi giorni fa lo stesso medico giudicava esagerata la classificazione della zona rossa, oggi la pensa diversamente. «È chiaro che non abbiamo strutture sanitarie all’altezza. Mancano posti in terapia intensiva. Mancano i centri Covid e soprattutto – dice – mancano i presidi sanitari da fornire ai medici che senza protezioni adeguate si ammalano e diventano a loro volta untori».

La seconda ondata di contagi non ha infatti risparmiato gli operatori sanitari. Sono una cinquantina i medici affetti da Covid-19. Il motivo è presto detto: «Lavoriamo in trincea, in prima linea. Noi prendiamo il Covid perché visitiamo i pazienti».

Lo stesso medico ricorda le recenti dichiarazioni  del medico di famiglia di Polia, risultato positivo per esser andato nelle campagne a visitare i pazienti. «Noi – ricorda Maglia-  operiamo con  scienza e coscienza  e con le poche armi  che abbiamo, perché i presidi non ci vengono dati». Ma chi doveva fornirli?  «L’Asp, naturalmente, o la protezione civile. Noi come ordine di medici abbiamo distribuito mascherine, ma è solo una goccia nell’oceano».

E sui vaccini antinfluenzali, la cui richiesta è aumentata in modo esponenziale, il medico invita la popolazione a non confondere l’influenza stagionale con il Covid: «Sebbene abbiano sintomatologie simili, sono due virus che camminano su due binari differenti». L’invito è dunque quello di evitare la corsa al farmaco antivirale, altrimenti le dosi non basteranno per tutti.

«Diamo precedenza ai soggetti fragili, agli ultrasessantenni e a coloro che hanno patologie». E poi aggiunge: «C’è tempo fino a dicembre per la somministrazione del vaccino». Non c’è fretta dunque, anche perché le dosi sono finite e l'ambulatorio del Dipartimento di Prevenzione dell'Asp ha deciso di affidare il servizio ai medici di famiglia. Ma non tutti hanno aderito. A tal proposito Antonino Maglia si rivolge direttamente ai vertici dell'Asp: «Attendiamo indicazioni su come ottemperare alle richieste dei pazienti dei medici che non effettuano i vaccini».

Giornalista
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