Inchiesta ‘Mbasciata, le estorsioni a Vibo e il ruolo degli indagati

VIDEO | Per tre appartenenti al clan Lo Bianco, il gip distrettuale di Catanzaro ha rigettato la misura cautelare in carcere. Le indagini sul campo sono state condotte dai carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno

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di G. B.
14 febbraio 2019
13:55

Potrebbe rientrare nelle dinamiche criminali del clan Lo Bianco di Vibo Valentia la tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose che ha portato in carcere Vincenzo Puntoriero, 65 anni, titolare di un negozio di abbigliamento a Vibo Valentia, ed Emilio Pisano, 50 anni, di Ariola di Gerocarne. Si trovano infatti indagati a piede libero nell’ambito dell’operazione ‘Mbasciata della Dda di Catanzaro e dei carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno, anche tre personaggi di primo piano del clan Lo Bianco, tutti di Vibo: Domenico Franzone, 62 anni, detto “Chianozzo”, Carmelo D’Andrea, 61 anni, detto “Coscia d’Agneju”, e Filippo Catania, 68 anni, cognato del defunto boss Carmelo Lo Bianco, detto “Piccinni”. I tre sono stati tutti condannati con sentenza definitiva per associazione mafiosa al temine dell’operazione “Nuova Alba”, ma hanno già scontato la pena e si trovano pertanto in libertà. Il nuovo arresto - chiesto dal pm della Dda di Catanzaro, Andrea Mancuso e dal procuratore capo Nicola Gratteri - è stato negato dal gip distrettuale per mancanza di gravità indiziaria che si ritiene allo stato delle indagini “mera sufficienza indiziaria”, inidonea pertanto a giustificare le richieste di arresto avanzate per Franzone, Catania e D’Andrea. 

Le indagini

Il gip distrettuale, Claudio Paris, ha fatto cadere anche la contestata finalità agevolatrice del clan Lo Bianco, mancando un collegamento fra Emilio Pisano, Domenico Franzone, Filippo Catania e Carmelo D’Andrea, ma ha confermato che i due arrestati hanno comunque agito con metodo mafioso. Sia Emilio Pisano che Vincenzo Punturiero, ad avviso del gip, si sono recati a più riprese dagli imprenditori di Arena che stavano eseguendo dei lavori di ripristino delle condotta fognaria in via Terravecchia Inferiore per conto del Comune di Vibo. Esplicita la loro richiesta di pagare una mazzetta (duemila euro, pari al 5% dell’appalto ottenuto con affidamento diretto dal Comune di Vibo). I dialoghi con Pisano sono stati registrati dai due fratelli imprenditori e consegnati ai carabinieri e ciò per il gip costituisce un “formidabile riscontro”. 


I tentativi di vedersi pagata la “mazzetta” per i lavori sarebbero arrivati sino al punto che nello studio del commercialista dei due imprenditori si sarebbero presentati due soggetti che senza alcuna ragione e titolo gli avevano chiesto informazioni sulla ditta dei propri clienti, spiegando che gli imprenditori d’ora in poi si sarebbero dovuti rapportare esclusivamente con loro. Di certo, secondo il gip, ci sono due tentativi di avvicinamento degli imprenditori (uno ad opera di Pisano e poi di Punturiero ed uno ad opera del trio Franzone-Catania-D’Andrea), ma elementi solo per uno (quelli di Pisano e Punturiero) per contestare il reato di tentata estorsione. Il gip non esclude poi che l’intervento di Franzone, definito “strano”, sia stato diretto ad interrompere le richieste estorsive perpetrate da Pisano e Punturiero. 

Le visite al cantiere 

Domenico Franzone si sarebbe infatti presentato dagli imprenditori di Arena per chiedere se in ordine ai lavori in via Terravecchia Inferiore a Vibo si fosse presentato qualcuno a chiedere mazzette in quanto “ci sono tante famiglie bisognose”. Franzone avrebbe inoltre aggiunto che gli sembrava strano che una ditta di Arena stesse lavorando a Vibo Valentia, aggiungendo che se l’imprenditore avesse avuto bisogno - nel caso si fosse avvicinato qualcuno - si poteva tranquillamente spendere il nome di “Mimmo Franzone” per evitare ogni fastidio da parte di altri soggetti. Franzone avrebbe aggiunto all’imprenditore di essere da poco uscito di galera. 

L'arrestato Emilio Pisano è il cognato del boss di Arena, Antonio Gallace, condannato in via definitiva all'ergastolo per l'omicidio del giovvane Giuseppe Russo di Acquaro (delitto del 1994) e per associazione mafiosa nell'ambito dell'operazione "Luce nei boschi" quale elemento di spicco del locale di 'ndrangheta di Ariola. Per quanto riguarda Vincenzo Punturiero, nell'ambito dell'inchiesta emergono suoi contatti con elementi del clan Lo Bianco. L’accusa per Pisano e Punturiero è quella di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.

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Giornalista
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