Vibo, i blocchi della vergogna dovevano essere “pacchi regalo” anti-terrorismo per proteggere il corso

La replica dei commercianti e dell’assessore alle polemiche che hanno investito la decisione del Comune, poi ritirata, di usare normali pozzetti stradali: «Non ci hanno dato il tempo di finire il lavoro»
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di Enrico De Girolamo
17 dicembre 2017
23:33
La soluzione adottata a Bergamo
La soluzione adottata a Bergamo

I carabinieri che fotografano panchine e fioriere dove fino a poche ore prima c’erano i pozzetti fognari utilizzati come blocchi anti-terrorismo, lasciano presagire nuovi sviluppi.
Ne è convinto il presidente della Confcommercio di Vibo Valentia, Michele Catania, secondo il quale «la soluzione adottata dal sindaco, forse troppo frettolosamente, per arginare le polemiche», potrebbe non piacere affatto alla Prefettura, perché non in linea con le direttive ministeriali in materia di contrasto alle minacce terroristiche.

 


La vicenda tiene banco da due giorni e riguarda l’apparizione venerdì sera, all’altezza degli incroci presenti lungo il corso Vittorio Emanuele, di una ventina di cubi di calcestruzzo, utilizzati solitamente per le infrastrutture presenti sotto il manto stradale, che sarebbero dovuti servire a impedire l’eventualità che il mezzo guidato da un folle potesse piombare sulla strada con intenti omicidi.
Nemmeno il tempo di fare la loro comparsa, che i cubi di cemento sono stati fotografati in tutto il loro squallore e rilanciati sui social. Immagini che hanno scatenato un mare di polemiche e la marcia indietro del Comune a meno di 48 ore di distanza.

 

L’assessore al Commercio, Francesco Pascale, afferma ora che l’allestimento dei blocchi non era finito, anzi non era neppure iniziato. «Avevamo un accordo preciso con gli esercenti - spiega - che hanno acquistato numerosi fogli di carta regalo impermeabile e grandi fiocchi per trasformare quei pozzetti di cemento grezzo in “pacchetti natalizi”, una soluzione adottata anche in altre città italiane per abbellire i blocchi anti-intrusione. Il colpo d’occhio sarebbe stato senza dubbio piacevole, ma non c’è stato il tempo di fare quanto era stato deciso, a causa della pioggia. Quindi i cubi di cemento, che erano stati solo scaricati dal camion e non ancora “vestiti” e posizionati, sono rimasti qualche ora oltre il dovuto alla vista dei passanti nelle condizioni in cui sono stati consegnati».

 

Tempo comunque sufficiente perché il capogruppo consiliare del Pd, Giovanni Russo, li vedesse e li fotografasse, innescando sui social una ventata di sdegno che ha alimentato le polemiche fino alla marcia indietro decisa dal sindaco Elio Costa.

«La città avrebbe problemi ben più gravi di cui occuparsi - ha stigmatizzato Catania, confermando l’accordo iniziale con il Comune -. Invece si preferisce dare credito a speculazioni dal sapore politico che danneggiano soltanto l’immagine di Vibo e acuiscono i problemi dei commercianti. C’è stata senza dubbio una tempistica sbagliata, ma nessuno aveva intenzione di lasciare in strada alla rinfusa quei pozzetti. Invece di fomentare il malcontento, chi ha denunciato la cosa poteva prima chiedere spiegazioni e avrebbe appreso che di lì a poco i cubi di cemento sarebbero stati abbelliti e posizionati correttamente».

 

Resta il fatto che il corso di Vibo, nel tardo pomeriggio di venerdì, appariva più come il luogo di un incidente con il carico di un’impresa edile perso per strada, che la principale via dello shopping cittadino. Un’immagine che a 10 giorni dal Natale contrasta con qualsiasi velleità di riscatto commerciale.

La vicenda, comunque, potrebbe avere ulteriori sviluppi, qualora la Prefettura dovesse considerare panchine e fioriere sistemate oggi su ordine del sindaco non idonee allo scopo. Secondo il disciplinare ministeriale, infatti, le barriere anti-terrorismo devono comunque permettere il transito dei mezzi di soccorso, attraverso una serie di gimkane, proprio ciò che avrebbero consentito i “cubi-regalo” dislocati in maniera opportuna.

«Ora non passa alcun mezzo - conclude Catania - e già domani, con l’arrivo dei furgoni dei corrieri che riforniscono i negozi non so come faremo».


Enrico De Girolamo


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