VIBO VALENTIA, SUICIDA POLIZIOTTO PENITENZIARIO. E’ IL 5 CASO DALL’INIZIO DELL’ANNO

Un assistente capo della polizia penitenziaria in servizio al carcere di Vibo si è suicidato con un colpo di pistola al petto

19 maggio 2014
00:00

VIBO VALENTIA - Ennesima tragedia nelle fila dei Baschi Azzurri della Polizia Penitenziaria, dove dall’inizio dell’anno 4 poliziotti si sono tolti la vita. “E’ successo ancora, ancora un poliziotto penitenziario suicida per la quinta volta dal 1 gennaio 2014. Si è tolto la vita oggi a Vibo Valentia, nella sua auto ferma nel parcheggio del carcere, un Assistente Capo del Corpo, C.F., di anni 45, sposato e con due figli.Si sarebbe sparato un colpo d’arma da fuoco al petto con la pistola d’ordinanza”, commenta affranto Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.

 


Il cordoglio del Sappe - "Siamo tutti sconvolti e sgomenti, anche perché questo grave fatto avviene a poche settimane da analoghe tragedia,  a Padova e a Siena. Ci stringiamo con tutto l'affetto e la solidarietà possibili al dolore indescrivibile della famiglia, degli amici, dei colleghi". Capece torna a sottolineare come "una riflessione deve essere fatta sulla piaga dei suicidi tra i poliziotti: più di 100 casi dal 2000 ad oggi sono una enormità. 

 

Fenomeno preoccupante - È un fenomeno preoccupante e va fatto qualcosa. In Italia non esistono ricerche in questo ambito, forse per colpa dei tabù culturali che ostacolano l'analisi del problema, tanto che ancora oggi è difficile quantificare il numero dei suicidi e dei tentati suicidi tra gli appartenenti alle forze di polizia e compararne i dati con la popolazione di riferimento. Noi lo abbiamo detto e lo ripetiamo: la predisposizione di convenzioni con Centri specializzati di psicologi del lavoro in grado di fornire un buon supporto agli operatori di Polizia - garantendo la massima privacy a coloro i quali intendono avvalersene - può essere un'occasione per aumentare l'autostima e la consapevolezza di possedere risorse e capacità spendibili in una professione davvero dura e difficile, all'interno di un ambiente particolare quale è il carcere, non disgiunti anche dai necessari interventi istituzionali intesi a privilegiare maggiormente l'aspetto umano ed il rispetto della persona nei rapporti gerarchici e funzionali che caratterizzano la Polizia penitenziaria".

 

L'appello - "Su queste tragedie - conclude - non possono e non devono esserci colpevoli superficialità o disattenzioni, fermo restando che l’Amministrazione Penitenziaria trascura colpevolmente da anni il disagio lavorativo degli Agenti di Polizia Penitenziaria”.

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