Sul piede di guerra

Villa San Giovanni, scuola chiusa da anni e bus per la sede provvisoria sospeso: famiglie in protesta

VIDEO | La decisione del Comune in dissesto sta generando molti disagi, compromettendo la quotidiana e serena frequenza delle lezioni. I genitori: «Il servizio a pagamento propostoci discrimina i nostri figli, per orari e modalità»

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di Anna Foti
3 marzo 2022
22:44

«Chiediamo da tempo risposte chiare, dopo le promesse finora mai mantenute dall’amministrazione comunale di Villa San Giovanni, circa il temine dei lavori e la fruizione della scuola primaria Don Milani di Pezzo. Adesso chiediamo anche un equo servizio ancorché a pagamento di scuolabus. Nelle more di questi lavori adesso fermi da anni, per alleviare i disagi, il Comune si era infatti impegnato almeno a garantire un servizio scuolabus dedicato verso la scuola ospitante. Il servizio, però, adesso non verrà più finanziato. L’amministrazione è in dissesto e questa spesa non è a bilancio». Protestano per voce della rappresentante, Filomena Izzo, i genitori di bambine e bambine che, non potendo frequentare la scuola primaria Don Milani di Pezzo, chiusa da otto anni, fruivano di un servizio scuolabus gratuito per raggiungere quella che avrebbe dovuto essere la sede provvisoria, presso la scuola secondaria di primo grado della frazione di Cannitello. Il servizio attivato nel 2015, è stato interrotto lo scorso 1 marzo.

Il comune villese, in dissesto finanziario e guidato da una commissione straordinaria, ritenendo questo non più un servizio temporaneo e di natura eccezionale, lo ha infatti sospeso, lasciando le famiglie in difficoltà. La proposta del Comune alle famiglie è quella, infatti, di accodarsi al servizio scuolabus a pagamento già in essere verso la scuola media di Cannitello. La fascia di età è però superiore e le esigenze sono differenti.


Le necessità diverse per via dell'età

«Prima accompagnavamo i bambini a Pezzo, vicino a quella che avrebbe dovuto essere la loro scuola se i lavori fossero stati completati, alle 7:45 e già intorno alle 13 erano a casa. Adesso, con un preavviso di pochi giorni, ci viene chiesto di pagare un servizio che neppure ci soddisfa dal momento che dobbiamo accompagnarli alle 7:10 alla fermata e poi andarli a recuperare nei pressi dei nostri domicili tra le 13:30 anche 13:40, non tenendo conto che si tratta di bambine e bambini di un’età compresa tra i sei e dieci anni, dunque piccoli», sottolinea Simona Riniti, una delle mamme.

«Svegliare un bambino alle 6 per farlo arrivare a prendere il bus alle 7:10 è difficile e alla lunga sfiancante. I bambini si addormentano sul banco e nel pomeriggio arrivano già stanchi, visto che ancora alle 13:30 non sono a casa. Purtroppo non tutti abbiamo la possibilità di portarli in macchina fino a scuola, quindi chiediamo che il servizio bus sia destinato anche ai più piccoli, tenendo conto che l’età è diversa come anche le esigenze e che magari l'orario delle 7:30 sarebbe già più adeguato delle 7:10», sottolinea un’altra mamma, Anna Cavalea.

«Il sabato i nostri piccoli escono alle 12 ma devono restare fuori fino alle 13 perché il pulmino è tarato sull’esigenze dei ragazzi della scuola media che escono un'ora dopo. Purtroppo solo pochi giorni prima, a metà anno scolastico, siamo stati avvisati della sospensione del servizio. Siamo disposti a pagare purché però si tenga conto di orari ed esigenze diversi e ci siano le stesse comodità per tutti», evidenzia Deborah Servidio.

Disagi e discriminazioni

Se servizio a pagamento deve essere per tutti, sia allora a pari condizioni.  Al momento così non è.

«I nostri figli più piccoli, devono ritrovarsi qui a Pezzo, accanto alla scuola primaria chiusa, mentre gli alunni e le alunne della scuola media di Cannitello vengono presi sotto casa. Stesso dicasi per il rientro. Gli altri vengono riportati a casa, noi dobbiamo andare e recuperare i nostri, che sono anche più piccoli, nei pressi dei nostri domicili», evidenziano le mamme.

«Una discriminazione che non accettiamo, a maggior ragione adesso che anche a noi viene richiesto il pagamento del servizio, nonostante non sia una scelta andare in quella scuola più distante. Se pagamento deve essere, il servizio deve essere uguale per tutti coloro che ne fruiscono», evidenzia il papà Mirko Grenci

Disagi dunque notevoli mentre l’impatto su alcuni aspetti della didattica, per la carenza di spazi adibiti a classi e problematiche strutturali anche in costanza di Covid, da anni continuano a ripercuotersi su tutta la popolazione scolastica della scuola media di Cannitello.

«I nostri bambini devono condividere anche i servizi igienici con gli scolari più grandi della scuola media, creando una situazione di palese inadeguatezza che ormai si protrae da anni. Inoltre tanto le aule multimediali quanto la palestra e gli spazi comuni sono stati adibiti ad aule e dunque sono tante le attività che non possono essere più espletate da bambini e ragazzi, con ripercussioni anche sulla qualità dell’apprendimento», sottolinea ancora Filomena Izzo, rappresentante dei genitori.

«I disagi sono tanti e di fatto i bambini e le bambine non possono svolgere attività motoria perché la palestra è diventata un’aula. Una situazione che si ripercuote anche sulla qualità della loro vita scolastica», sottolinea ancora il papà Mirko Grenci.

Scuola chiusa e lavori fermi

Tutto nasce dagli annosi e mai giustificati ritardi nel completamento della scuola primaria Don Milani di Pezzo.

«Una nostra delegazione è stata ricevuta dal commissario di Villa San Giovanni che ci ha spiegato che la spesa per il servizio di scuolabus, che avrebbe dovuto essere temporaneo e che invece è stato garantito per anni, non è a bilancio e, dunque, non può continuare ad essere sostenuta. Una criticità che si aggiunge all'assenza di risposte circa lo stato della scuola primaria Don Milani, con lavori ormai fermi da anni. Vorremmo almeno capire il perché», prosegue Filomeno Izzo, rappresentante dei genitori.

«Le ultime risposte le abbiamo avute nel 2018. Allora a palazzo San Giovanni c’era stato detto che i lavori proseguivano che si sarebbero conclusi da lì a qualche mese, per poi procedere con il collaudo, ma sono passati quattro anni e tutto si è invece arenato», conclude Giancarlo Citrea, presidente del comitato CoSaVi, comitato per la salute e vivibilità nella città di Villa San Giovanni.

Giornalista
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