“Calabbria festival”, premiato il corto sull'omosessualità ai tempi di Hitler

L'opera di Antonio Anzilotti De Nitto ha coinvolto ed entusiasmato il pubblico insieme a “Filumena Marturano” con Alessandra Romano e "Madonne stanche", scritto da Claudia Balsamo con Federica Palo e Roberta Aprea per la regia di Raffaele Bruno

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di Redazione
14 ottobre 2019
13:01
Il momento della premiazione di Antonio Anzillotti De Nitto
Il momento della premiazione di Antonio Anzillotti De Nitto

“I miei uomini” di e con Antonio Anzilotti De Nitto, si porta a casa il Premio della giuria popolare dell’edizione VI del Festival dei corti teatrali, evento inserito nella seconda trance del Calàbbria Teatro Festival IX edizione organizzato a Castrovillari dall’associazione Khoreia 2000 per la direzione artistica di Rosy Parrotta e quella organizzativa di Angela Micieli.

 


Il corto ripercorre la storia di un uomo, omosessuale, durante gli anni del nazismo fino ad arrivare al fatidico momento in cui viene arrestato. In 30 minuti max, gli artisti a tematica libera, hanno coinvolto il numeroso pubblico presente, ormai storicizzato dell’evento culturale-teatrale, che non ha fatto mancare il proprio sostegno sia a Civita, in piazza per la prima parte del festival che a Castrovillari nella Sala Teatro Khoreia, per la seconda parte dell’evento culturale.

L’altro corto in programma, ha omaggiato il grande signore del teatro, Eduardo De Filippo con il monologo femminile per antonomasia: “Filumena Marturano” interpretato dall’attrice pluripremiata, Alessandra Romano. A seguire Madonne stanche, scritto da Claudia Balsamo con Federica Palo e Roberta Aprea per la regia di Raffaele Bruno. Il testo è ispirato a vari fatti di cronaca, che hanno come tratto comune: il senso di vuoto in cui si può cadere, la perdita, lo smarrimento. Madonne stanche sono le nostre figlie e i nostri figli che vanno alla deriva se smettiamo di essere “un porto d’amore”.

A chiudere la serata “L’attrice è tutta crosta – Ciarle di maschera dal sottosuolo”; testo di Adriano Marenco, regia di Francesca Puopolo con Nathalie Bernardi. Una vecchia Gloria Swanson o una giovane Marlene subrette, dai molteplici volti che si fondono in gioia e orrore all’ombra di ombrellini da cocktail e umilianti autorappresentazioni. Lo spettacolo analizza il rapporto genitori/ figli attraverso il fallimento, l’inadeguatezza al proprio ruolo. Sia di figlia che di madre. Il testo richiamava la tematica di quest’anno del Festival, “Rapporto genitori/figli”.

 

«Questa nona edizione del Calàbbria Teatro Festival, ha sottolineato il direttore artistico, Rosy Parrotta, “ è stata sorprendente, sia nella prima parte che ha visto protagonista il comune di Civita per la location estiva de festival, sia quella di Castrovillari per la seconda parte della kermesse. Un doppio appuntamento che ha reinventato il festival che è stata anche l’arma vincente di questa edizione, ormai archiviata dal momento che noi siamo proiettati già verso la X edizione che sarà ancor più esplosiva. I tre giorni che hanno riguardato la residenza artistica castrovillarese, ha dato modo a tutti gli attori di confrontarsi attraverso un laboratorio su Teatro dell’assurdo di Samuel Beckett, il drammaturgo più influente del Novecento, dal quale è uscito un lavoro che l’associazione “Khoreia 2000” presenterà a dicembre».

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