Ha 700mila anni l'elefante della Sila che morì sulle rive del lago Cecita

Effettuate le prime analisi sui resti fossili scoperti a settembre a causa della siccità che ha fatto emergere i reperti. Sabato incontro di studiosi a Camigliatello
di G. D.A.
23 novembre 2017
11:08
L’elefante del lago Cecita
L’elefante del lago Cecita

I resti di un “Elephas antiquus”, elefante dalle zanne dritte, vennero rinvenuti lo scorso 17 settembre sulla riva meridionale del Lago Cecita. Per via della straordinaria siccità che caratterizzò il periodo, si verificò il ritiro delle acque lacustri e la conseguente emersione di aree sommerse. Bastò questo per avvalorare una tesi sostenuta da tempo da studiosi e archeologi, circa l’importanza del comprensorio montano della Sila Grande, sia per la conoscenza del patrimonio "paleo-archeologico" che per le dinamiche insediative che hanno interessato la zona, dalla Preistoria all’Alto Medioevo. Dei risultati di questi rinvenimenti, se ne discuterà in una conferenza pubblica sabato 25 novembre al Centro visite “Cupone” di Camigliatello Silano.

L’elefante del lago Cecita

Il mito “dell’elefante del lago Cecita”, affascina e apre scenari inediti. Lo sanno bene i funzionari della Soprintendenza archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone, che in quella giornata di fine estate si recarono in località Campo San Lorenzo, nel Comune di Spezzano della Sila, per il recupero di alcuni reperti metallici. E, insieme alle armi pertinenti al popolo dei Longobardi, come confermato dal soprintendente Mario Pagano, l’archeologia “ha portato a casa” un altro straordinario frammento di storia. Il pachiderma, secondo quanto finora ricostruito, sarebbe morto sulle rive del bacino per cause naturali. Ma non è solo questo l’elemento di novità. L’Elephas appartiene ad una specie che ha abitato l’Europa a partire dai 700.000 anni fa o anche prima. Questa informazione farebbe propendere per una datazione molto antica del contesto del lago Cecita.


Nuovi progetti

La presenza dei funzionari ha consentito veloci ricognizioni lungo la riva del Cecita. A poca distanza dai resti dell’Elephas, sono state riconosciute “testimonianze d’interesse archeologico che rimandano a fasi di frequentazione del luogo, da parte dell’uomo, nel corso degli ultimi sei millenni”. Per questo motivo, si sta già lavorando per un progetto di ricerca indirizzato al recupero dell’elefante ed a ricognizioni esplorative lungo le sponde del bacino lacustre, tramite anche l’impiego dei droni. Si cerca d’individuare nuovi siti d’interesse paleontologico e archeologico. Le  attività di ricerca finora svolte sono state  rese possibili grazie alla sinergia collaborazione tra il segretario regionale Mibact per la Calabria; la Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone; il Comune di Spezzano della Sila; il Parco nazionale della Sila; l’Università degli studi del Molise; Università degli studi di Bari “Aldo Moro”.

 La conferenza

Nell’ambito dell’incontro programmato a Camigliatello, si approfondiranno le scoperte tramite gli interventi di Giovanna Verbicaro, Soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio per Cosenza, Catanzaro e Crotone; Antonella Minelli, Università degli studi del Molise; Felice Larocca, Università degli studi di Bari e Mario Pagano, Soprintendenza per Cosenza, Catanzaro e Crotone. I saluti introduttivi saranno curati da Salvatore Monaco, sindaco di Spezzano della Sila; Sonia Ferrari, commissario Parco nazionale della Sila.

G.D'A.

 

Giornalista
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