Laurea Honoris causa a don Giacomo Panizza FOTO

Si sta tenendo, presso l'aula Caldora dell'Unical, la cerimonia di conferimento della laurea Magistrale Honoris Causa a Don Giacomo Panizza 'come riconoscimento degli straordinari meriti civili e sociali di questo sacerdote negli ultimi 40 anni'
di Redazione
2 dicembre 2015
12:40

È appena iniziata presso l'aula Caldora dell'Unical la cerimonia di conferimento della Laurea Magistrale Honoris Causa in Scienze delle Politiche e dei Servizi Sociali a Don Giacomo Panizza.  Le autorità accademiche hanno spiegato le motivazioni di questa scelta e tra queste il Magnifico Rettore dell'Università della Calabria. Fra poco inizierà la lezione magistrale sul tema: “Autori di politiche sociali e di processi di cambiamento in Calabria”. L'aula Caldora è gremita di studenti ma anche di tanti ragazzi della comunità Progetto Sud che si occupa di diversità e di accoglienza, una comunità che Don Panizza ha fondato 40 anni fa a Lamezia Terme.


La laurea viene conferita, su iniziativa del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Unical, per decisione del Senato Accademico dell’Ateneo e con Decreto del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, come riconoscimento degli straordinari meriti civili e sociali di questo sacerdote, che negli ultimi 40 anni, durante i quali ha vissuto ininterrottamente in Calabria, a Lamezia Terme, ha costruito una vasta rete di attività e di strutture a favore dei soggetti più deboli (disabili, malati, migranti, emarginati, tossicodipendenti, vittime della mafia), diventando così un testimone e un protagonista nell’impegno e nella promozione dei valori della cittadinanza e della legalità democratica. La Comunità Progetto Sud di Lamezia, della quale don Giacomo Panizza è fondatore e presidente, rappresenta oggi la sintesi e l’emblema di questa storia di riscatto, di emancipazione, di solidarietà.


 

Don Giacomo Panizza, bresciano di nascita (nasce a Pontoglio nel 1947) ma calabrese di adozione. Un passato da operaio in un acciaieria, Don Panizza vive nella nostra Regione da circa quarant'anni e nel 1976 fonda a Lamezia terme la comunità “Progetto Sud”. Conosciuto al grande pubblico come il prete che ha osato sfidare la 'ndrangheta, dal 2002 è nel mirino delle cosche per essere stato testimone di giustiza nel processo contro un clan mafioso e per aver accettato di occupare, con la sua associazione, uno degli edifici sequestrati alla potente famiglia dei Torcasio. Da allora vive sotto scorta. Numerose le intimidazioni subite, dai colpi di pistola contro il portone della "Progetto Sud" alla bomba carta fatta espodere la notte di Natale del 2011 all’ingresso del centro per minori, dai freni tagliati ad un pulmino per il trasporto dei disabili, alle lettere minatorie ricevute dal sacerdote.


Don Panizza ha sempre rifiutato l’appellativo di 'prete antimafia'. In un'intervista rilasciata nel 2014 all'Avvenire, dopo una ennesima intimidazione, aveva dichiarato: "Noi preti abbiamo centomila cose da fare per predicare l’amore e costruire la pace e la giustizia. Poi se c’è anche da resistere ai mafiosi, dobbiamo resistere. Anche se è meglio che si convertano. Noi preghiamo perché cambino. E facciamo di tutto perché cambino. Venti giorni fa quando ci hanno messo un’altra bomba hanno scritto 'prete antimafia'. Ma in questa veste non mi ci trovo. Io mi trovo con la gente dove costruiamo la vita buona, la libertà, un po’ di sviluppo, quelle cose che ci servono al Sud".


In più occasione, don Giacomo Panizza non ha reso noto il suo amore per il Sud, per la sua gente, per la sua terra, e intervenendo nel novembre del 2010 alla trasmissione "Vieni via con me", disse: "Del Sud mi piace chi se ne sta a mani nude, disarmate; chi non si lascia tentare a opporsi ai violenti con i loro stessi metodi. Mi piace ascoltare la gente parlare le sue parole. Del Sud mi piace chi fa il padrino senza fare il padrone, chi fa doni per amicizia e non per legarti al suo clan. Mi piacciono le madri che non dimenticano i figli, qualunque cosa abbiano combinato; madri che supplicano i boss di ‘ndrangheta di svelare il luogo dove hanno buttato o seppellito i loro figli, spariti di lupara bianca, per portarci un fiore. Del Sud mi piacciono le donne, attente e appassionate, con cuori grandi. Mi piace vedere i giovani con l’utopia di rinnovare i partiti e la politica. Mi piacciono quelli che in tribunale si ricordano le facce e le parole di chi ha chiesto loro il pizzo, indicandoli davanti a tutti”.

 

Alcune sue pubblicazioni:

“Qui ho conosciuto purgatorio, inferno e paradiso. La storia del prete che ha sfidato la ‘ndrangheta” (con Goffredo Fofi, Feltrinelli 2011)
“Dov’è Dio. Il Vangelo quotidiano secondo quattro preti di strada” (con don Dario Ciani, don Andrea Gallo, don Gino Rigoldi e curato da Pierfilippo Pozzi, Einaudi 2011)
“Il dono e lo scambio” (con Dario Antiseri, Rubettino 2012)
“La mafia sul collo. L’impegno della Chiesa per la legalità nella pastorale” (EDB 2014)

 

 

 

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