Talenti calabresi

Max Mazzotta, da Fiabeschi al Gobbo: libero attore in Libero Teatro

VIDEO | L'attore cosentino ha prestato volto e voce al celebre personaggio creato da Andrea Pazienza. Si è formato nella scuola del Piccolo Teatro di Strehler lavorando sul grande schermo per registi come Marco Risi, Renato De Maria, Gabriele Mainetti

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di Alessia Principe
30 maggio 2024
14:45

Max Mazzotta è un po’ lo Zerocalcare calabrese, ma in carne e ossa e carré vaporoso. Il suo Fiabeschi si lascia accarezzare dal vento del Sud della sua città immaginaria, Cuculicchio, che è un po’ Cosenza un po’ il resto del mondo. Nel 2013 il personaggio che gli ha dato la fama nel mondo del cinema, Max lo ha fatto tornare a casa in un film da lui diretto che è un po’ anche un atto d’amore per la sua città da cui non si è mai voluto separare.

La passione per il teatro è nata sui banchi di scuola, poi è diventata così forte e urgente, da portarlo a fare le valigie per andare in quella Milano dove ha trovato rifugio nel Piccolo Teatro di Strehler. «Lì ho incontrato un maestro, un maestro vero, per questo sono rimasto lì. In quegli anni ho scoperto che tipo di attore volevo diventare». Il suo peregrinare l’ha successivamente portato a Roma. «Ma lì è durata poco, non mi sentivo a mio agio, così sono tornato in Calabria, a Cosenza».


Nella capitale ha stretto amicizia con l’allora emergente attore Claudio Santamaria e con quello che era ancora un aspirante regista, Gabriele Mainetti. Il personaggio stracult che l’ha reso celebre è quello del film “Paz!” di Renato De Maria. «Renato mi chiamò perché mi voleva in un episodio di “Distretto di Polizia”, in realtà voleva propormi questo progetto ispirato alle opere di Andrea Pazienza». La parte di Fiabeschi, specie nella scena mitica dell’esame all’Università («Apocalipse nauu», la battuta più virale) è ancora oggi cliccatissima su Youtube. Il ritorno a Cosenza per Max segna anche la nascita della sua compagnia teatrale “Libero Teatro” che tutt’ora coltiva come un giardino con radici ben piantate nella sua terra. «Ma non è sempre facile stare qui. È un susseguirsi di luce e buio. Posso dire che in Calabria sono nato e morto tante volte e continuerà così».

Giornalista
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