8 settembre 1943, quando Tropea rischiò di essere rasa al suolo dagli alleati

Un episodio riguardante la Seconda guerra mondiale e contenuto nel libro di monsignor Francesco Pugliese su don Mottola avrebbe potuto cambiare la storia della città

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di Alessandro Stella
8 settembre 2020
14:46

Un passato millenario da cui emergono ogni giorno nuovi particolari. La città di Tropea, la cui fondazione si perde in decine di ricostruzioni fantasiose o verosimili, annovera tra gli episodi probabilmente meno conosciuti quello legato all’armistizio dell’8 settembre 1943. Parlando di Seconda guerra mondiale, spesso si è portati ad associarvi il “miracolo” della Madonna di Romania che nell'estate del 1943 avrebbe impedito l’esplosione di sei bombe sganciate da un aereo alleato su un orto in cui giocavano dei bambini (due ordigni sono conservati nella Cattedrale).

 


Eppure la città, in quel periodo caldissimo, fu teatro di un episodio che avrebbe potuto cambiarne per sempre il volto e la storia. A renderlo noto, monsignor Francesco Pugliese nel libro “Tropea nell’età di don Francesco Mottola”, curato da Luciano del Vecchio ed edito da Meligrana. Monsignor Pugliese, conosciuto da tutti come il “Teologo”, pensatore finissimo e uomo di elevata cultura, racconta come la sera dell'8 settembre «una formazione di navi alleate, sul tramonto, si schierò nel mare prospiciente Tropea. Segno sicuro che col sopraggiungere delle tenebre vi sarebbe stato il bombardamento della città e poi lo sbarco». Una situazione agghiacciante per la popolazione, aggravata dal fatto che «sul Poro si attestavano forze corazzate tedesche reduci dalla Sicilia».

 

Così, in poco tempo, «col sopraggiungere delle tenebre – scrive Pugliese - i boati di un frenetico e lungo bombardamento scossero tutte le campagne circostanti. Fu un bombardamento infernale, decisivo. Si restava raggelati al pensiero che passata la tempesta saremmo corsi a piangere sull'ammasso di rovine delle nostre case».

Ma, inaspettatamente, «tutto ad un tratto il bombardamento cessò. La notte si immerse nel suo silenzio. Da profani di tattica militare pensammo che il bombardamento fosse finito perché era cominciato lo sbarco. Allora non vi erano le radio alimentate da batterie, tutte erano collegate con la rete elettrica e in quel periodo la rete tutta a pezzi non dava energia».

 

La paura cominciò a lasciare il posto alla curiosità per quell’insolito silenzio, fino a che non cominciò a spargersi la voce «diffusa da chi aveva potuto ascoltare una radio funzionante non collegata alla rete elettrica, che era stato firmato l'armistizio». Alle 19:42, infatti, la radio aveva trasmesso l’accordo annunciato dal primo ministro Badoglio.

 

Così, la mattina seguente «con immensa meraviglia e gioia di ognuno – prosegue il racconto del “Teologo” -, si constatò che l'immane bombardamento della notte non aveva lasciato alcuna traccia. Si capì che proprio nell'ora in cui si doveva iniziare il bombardamento era giunta la notizia dell'armistizio con l'ordine di proseguire per Salerno. Le navi avevano sparato a salve per festeggiare l'armistizio. Nel momento in cui la guerra era giunta a Tropea, era saltata di 350 km. Ma il giorno seguente, il 9 settembre, era per Tropea la festività della Madonna di Romania. Fu un giorno di gioia, la gioia liberatrice che segue un immenso incubo ma anche la gioia per questo caso così singolare».

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