Il vescovo calabrese e presidente della Pontificia Accademia di Teologia sul tema dei conflitti e della pace: «Dio è vicino alla sofferenza di tutti gli esseri umani ma mai è lui la causa». L’ideatore della pop - theology, ha presentato al circolo Polimeni il suo ultimo libro “Ripensare il pensiero”
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Teologia e sapienza sono inscindibili come complementari, e non contrapposti, sono la ragione e la Fede, l’atto di sapere e quello di credere. “Ripensando il pensiero”, la teologia ripensa sé stessa e riporta al centro la Fede come vero sapere, come sapienza pregna dell’umano essere. Un sapere che, alla luce di Cristo, abbraccia il mondo e la vita e la dimensione divina di ogni essere umano.
Ospite dei caffè letterari del circolo culturale Rhegium Julii al circolo del Tennis Polimeni di Reggio Calabria, monsignor Antonio Staglianò, vescovo calabrese, presidente della Pontifica accademia di Teologia, con fervore ha richiamato la necessità della teologia sapienziale in questo tempo, che papa Francesco definiva come un vero e proprio cambiamento d’epoca.
Lo ha fatto con numerosi rimandi anche alla pop-theology, una via di evangelizzazione rivolta ai giovani e intesa come carità intellettuale al servizio della gioia del Vangelo. Ecco il suo modo di comunicare, utilizzando i tesi delle canzoni più note alla Generazione Zeta, introdotto durante gli anni di servizio a Noto di cui oggi è vescovo emerito.
«Ripensare il pensiero è un’azione ci porta di nuovo alla teologia sapienziale, dunque a una ragione criticamente impegnata anche dentro questo oceano di emozioni e sentimenti che non sono relegabili fuori dallo spazio dell’esercizio critico della ragione stessa. Il pensiero autentico è sempre fondato su una grande emozione, quindi l’emozione non è contraria al pensiero semmai l’emozione dà slancio al pensiero e all’immaginazione, dà impulso alla gioia.
Noi dobbiamo recuperare questo mondo umano per evitare che il pensiero si autocomprenda come un esercizio sintattico di collegamento significativo di parole, di concetti frutto dell’intelligenza artificiale, quindi di un sistema di computazione, di simulazione che in realtà non ha alcuna sapienza del logos. Se il pensiero è un meccanismo, noi ci perdiamo sostanzialmente l’umanità del pensiero». Continua a leggere su IlReggino.it.