Scompare un vero simbolo del beat italiano. Un artista che ha attraversato decenni con autenticità e versatilità, accompagnando generazioni con melodie destinate a restare
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Addio a Livio Macchia, anima storica dei Camaleonti, venuto a mancare all’età di 83 anni. Nato ad Acquaviva delle Fonti (Bari) l’11 novembre 1941, Macchia era tra i fondatori, nel 1963 a Milano, del noto gruppo musicale "I Camaleonti", insieme a Tonino Cripezzi, Paolo De Ceglie, Gerry Manzoli e Ricky Maiocchi, diedero vita a una delle più longeve e amate band della musica leggera italiana.
La scelta del nome — Camaleonti — non fu casuale: già dagli esordi il gruppo mostrò la sua adattabilità musicale, passando dal rock beat a standard americani fino a ballate pop e musica da ballo liscio, cambiando genere in base al contesto e al gusto del pubblico.
L’apice artistico arrivò alla fine degli anni Sessanta con due hit monumentali: "L'ora dell'amore", interpretata da Tonino, prima posizione per ben tredici settimane, circa 1,6 milioni di copie vendute.
"Applausi" interpretata con la voce di Livio, che rimase in vetta per tre settimane e totalizzò circa 900.000 copie.
Altri grandi successi, come "Io per lei", "Viso d’angelo", "Perché ti amo", "Eternità", consolidarono il loro prestigio negli anni Settanta e furono protagonisti di Sanremo, Canzonissima e Un disco per l’estate.
La formazione originale risentì nel tempo della perdita di figure fondamentali: Paolo De Ceglie morì nel 2004, seguito dal frontman Tonino Cripezzi, improvvisamente scomparso nel 2022; nel 2024 il tastierista Massimo Brunetti si unì al lungo elenco di addii della band. Nonostante le assenze, Macchia seppe continuare l’eredità del gruppo con tenacia.
Nel giugno 2025, Livio Macchia ha celebrato sessant’anni di carriera con un concerto gratuito a Roca Nuova, in Salento, accompagnato anche da musicisti della nuova generazione: un segno tangibile del legame profondo tra arte, memoria e territorio.
Con la scomparsa di Livio Macchia scompare un vero simbolo del beat italiano. Un artista che ha attraversato decenni con autenticità e versatilità, accompagnando generazioni con melodie destinate a restare. Il suo basso, la sua voce, la sua presenza sul palco restano nella memoria collettiva di chi ha amato la musica leggera italiana degli anni d’oro.
I Camaleonti, con la loro capacità di trasformazione e adattamento, hanno rappresentato – in oltre sessanta anni – un ponte tra epoche musicali. Il loro repertorio vive oltre la vita dei singoli membri, e il saluto a Macchia è anche un omaggio al presente e al futuro che lui ha contribuito a costruire.