Arte

Angelo Aligia: le pietre, l’ulivo e le suggestioni emotive di un grande scultore calabrese

I lavori, lo stile e l'anima dell'artista nato a Maierà nel Cosentino. Con le sue opere indaga nel mondo delle forme geometriche solide regolari

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di Franco Laratta
13 settembre 2021
10:04
Angelo Aligia
Angelo Aligia

Storia di un artista calabrese fuori dal comune. Con le sue sculture indaga nel mondo delle forme geometriche solide regolari, scruta la materia, gioca con le pietre e le fa vivere in enormi e suggestive realizzazioni. Le sue installazioni sembrano avere un’anima, belle da invocare una carezza. Semplici come la geniale mano dello scultore che le ha sognate e realizzate.

Angelo Aligia è nato a Maierà (Cs). Sin da ragazzo, dotato di una spiccata inclinazione per il disegno, si dedica alla scultura, in cui trasferisce l’esigenza di un rapporto con un principio originale e antropologico, come condizione autentica vitale dell’essere umano oltre le differenze individuali e storiche.


Le sue sculture precedenti gli anni Ottanta, riconducibili ad alcune esperienze dell’avanguardia storica, si sono sviluppate nel tempo in composizioni più libere e sperimentali. L’area della sua ricerca si colloca sin dagli esordi nell’ambito poetico del recupero del primario cui aggiunge una sensibilità architettonica. Nei suoi lavori più recenti, la sua vena di rinnovato lirismo lo ha indotto a sperimentare nel rilievo e nella pura bidimensionalità, l’innato senso della natura che ne connota gli interessi poetici sin dagli esordi. Ha preso parte a numerose mostre personali e collettive in spazi pubblici e gallerie private, in Italia e all’estero, realizzando numerose sculture per centri urbani.

Guardando e ammirando le imponenti sculture di Aligia nei giardini della frazione di Vrasi, comune di Maierà, lungo il Tirreno cosentino, mi è subito venuta in mente una splendida poesia del calabrese Francesco Casuscelli:

“C'è una mano tenace
che scava questa terra
per far emergere
le gemme più preziose
che faranno brillare il futuro
di una povera regione
ricca di cultura antica
e di giovani promesse”

Prima della Pandemia, Aligia si è occupato dello spreco del cibo che potrebbe sfamare tante persone in difficoltà nel mondo. E il suo pensiero è volato veloce verso i migranti. Questi drammatici e attualissimi temi hanno ispirato l’artista calabrese che ha dato vita alla mostra d’arte contemporanea di Matera e poi a Cosenza, “Panem”, curata da Andrea Romoli Barberini. La mostra ha colpito molto per le grandi suggestioni emotive.

Artista schivo e molto riservato, ha preso parte a numerose mostre in Italia e all’estero in spazi pubblici e gallerie private. Tra queste si segnalano le personali “Il canto delle pietre silenziose” (S. Ivo alla Sapienza, Roma, 2006); “In attesa del vento” (Complesso monumentale del Vittoriano, Roma, 2008); “Terra, vento, pietra” (Galleria Nazionale di Cosenza, Palazzo Arnone, Cosenza 2010).

Ha preso parte alla 54° Biennale d’arte di Venezia, Aligia è un grande artista, sensibile, attento. Ha iniziato lavorando il legno di olivo. Poi ha inteso avviare una sperimentazione con la pietra calcarea calabrese, realizzando una serie di opere di impatto monumentale e impianto minimalista. Sfere, cubi, tavoli e sedie gigantesche si impongono allo sguardo come enigmatiche testimonianze di epoche passate e piene di suggestione.

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