Libri

Bovalino, Domenico Talia racconta l’infanzia di un tempo al Sud nel suo Inventario delle ombre

VIDEO | Ordinario di Ingegneria informatica all’Unical e autore di centinaia di pubblicazioni scientifiche, ha ricostruito uno spaccato della civilità contadina degli anni '60 e '70 in Calabria partendo dalle sue memorie

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di Tonino Raco
5 luglio 2023
22:27

Un salto nel passato per mezzo del ricordo, ricordo che, Domenico Talia, ordinario di Ingegneria informatica all’Università della Calabria, descrive nel suo ultimo libro (edito da Rubbettino) come “un’opera di scavo e anche di immaginazione per ricostruire il passato e per costruire il futuro”. Al Caffè Letterario Mario La Cava di Bovalino l’autore, originario di Sant’Agata del Bianco, ha presentato il suo Inventario delle ombre: Racconto di un’infanzia al Sud.

«Questo libro nasce dai ricordi d’infanzia di un ragazzino ma vuole essere la memoria di un paese, la memoria quasi di una civiltà, quella contadina, che tra gli anni ‘60 e ‘70 ha visto la sua fine nonostante fosse una civiltà millenaria» ha spiegato l’autore ai nostri microfoni prima di dialogare con il pubblico in un incontro moderato dalla giornalista Mariateresa D’Agostino insieme al presidente del caffè letterario Domenico Calabria ed impreziosito dalle coinvolgenti letture della scrittrice Rossella Scherl.


Non un’operazione nostalgica ma un’attenta e appassionata ricerca, un vero e proprio studio che parte proprio da quelle ombre citate nel titolo del libro e che sono costituite dalla memoria di vicende, persone e impressioni vissute nei primi anni di vita, quando anche un piccolo borgo dell’estremo sud Italia appare agli occhi di un ragazzino come il centro del mondo.

«Nel libro c’è una citazione che dice “guardiamo il mondo con gli occhi di un ragazzo e tutto il resto è memoria”. Ecco, noi il mondo lo abbiamo visto nei primi dieci, dodici anni della nostra vita e quegli anni ci hanno formato, ci hanno segnato per sempre - ha aggiunto il professor Talia - ma anche la memoria dell’infanzia è molto importante, quando non si è più ragazzi, per vivere quello che si è stati e soprattutto per aiutarci nel vivere il futuro avendo la coscienza di ciò che siamo stati; perché senza radici ovviamente non c’è futuro».

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