Capitale della Cultura, «Tropea battuta da Procida per colpa del sindaco Macrì»

È l’accusa lanciata dalla coordinatrice del team che elaborò il dossier inviato al Mibact. La responsabile punta il dito contro il Comune che avrebbe «modificato e poi secretato il progetto»

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di A. S.
21 gennaio 2021
17:34
Santa Maria dell’isola
Santa Maria dell’isola

La designazione di Procida a Capitale italiana della cultura 2022 e l’esclusione di Tropea già dalla prima fase della competizione sembra lasciare più di qualche strascico nella Perla del Tirreno. Dopo le dichiarazioni del sindaco, Giovanni Macrì, che aveva lamentato disinteresse da parte degli enti regionali nella promozione dell’unica concorrente calabrese, parlando anche di errori nella gestione del dossier, a intervenire è Luisa Caronte, coordinatrice del gruppo di lavoro Tropea Capitale italiana della cultura 2021/2022, che con un comunicato stampa punta il dito contro lo stesso Macrì.

 


Nella nota la responsabile si dice «felice per Procida vincitrice del prestigioso titolo di Capitale italiana della cultura per il 2022 a cui faccio le mie più vive congratulazioni», ma allo stesso tempo rivolge il pensiero a Tropea, «alla luce della scelta fatta dal Mibact di premiare un piccolo borgo meridionale avente caratteristiche molto simili a quelle di Tropea ma sicuramente con una storia ben diversa, e con la consapevolezza dell’eccellenza del dossier elaborato da un gruppo di lavoro composto da esperti del settore e coordinato da me, nominato da una delibera di Giunta Comunale, n° 10 del 13 gennaio 2020».

 

Fatta questa premessa, Caronte esprime «amarezza» ritenendo che «c’è stata tolta la possibilità di partecipare ad armi pari a questa importante competizione, in quanto non è vero che sono stati fatti degli errori, il dossier ha centrato in pieno gli obiettivi stabiliti all’articolo 3 del bando del Mibact, passando, tra gli altri, dal miglioramento dell’offerta culturale, all’inclusione sociale, all’innovazione e prevedendo la nascita di start up culturali e via via includendo l’intera Calabria, perché il claim “Se vince Tropea vince la Calabria“ non era un semplice slogan ma il cuore pulsante di un progetto che ha visto la partecipazione di gran parte delle iniziative culturali calabresi più importanti e che per il 2022 avevano scelto come vetrina la nostra bella Tropea e che hanno creduto fino in fondo in questa iniziativa aderendo al comitato promotore e al progetto, mettendo a disposizione le loro attività culturali e il loro supporto».

 

Secondo la coordinatrice, l’esclusione di Tropea dalle dieci finaliste, sarebbe attribuibile «non certo al dossier elaborato da me e dal mio gruppo di lavoro, che per mesi ha lavorato alacremente e ha prodotto un elaborato fortemente competitivo. E qui nasce la mia amarezza e il mio grande dispiacere», in quanto «il mio ruolo esclusivamente tecnico di coordinatrice e responsabile del progetto è finito nel momento in cui ho consegnato il dossier al sindaco Giovanni Macrì, con tanto di nota di accompagnamento, dove si evidenziava tra l’altro la necessità di comprovare l’essenziale cofinanziamento, pertanto da quel momento la politica ha fatto ciò che ha ritenuto opportuno, io non sono stata informata di cosa è stato trasmesso al Mibact né so se nei 15 giorni che sono passati dalla mia consegna all’invio del dossier sono state apportate modifiche, ma ho ricevuto l’informazione, da più parti, che il dossier consegnato da me al sindaco aveva subito delle modifiche nella parte riguardante il coordinamento e la direzione del progetto esecutivo, tali modifiche rendevano di fatto invalido e illegittimo il progetto!».

 

La responsabile spiega poi di non essere sorpresa dall’accaduto «perché ero stata invitata a modificare la parte anzidetta ma io ho opposto un sonoro rifiuto a tale richiesta, perché sapevo bene che accettando avrei reso illegittimo il dossier, ragione che evidentemente, nonostante l’ho detto e scritto a chiare lettere, non ha trovato riscontro dalla politica. Per verificare la veridicità di queste informazioni e della versione modificata del dossier – incalza la Caronte -, che nel frattempo ho ricevuto su Whatsapp da soggetti che mi hanno ribadito che quello era il documento inviato al Mibact e che circolava tra alcuni cittadini di Tropea, ho inoltrato formale richiesta di accesso agli atti relativi al comune di Tropea, ma questa mia richiesta è stata rigettata in quanto non si ravvisa un mio interesse diretto, concreto e attuale».

 

Un rifiuto che ha lasciato la responsabile «inebetita perché io credo che al di là  degli interessi giuridici, ci sia una ragione di trasparenza e di opportunità che non fa capo solo a me ma a tutti i cittadini di Tropea e a tutti i calabresi che hanno il diritto di sapere perché hanno perso un’occasione di grande visibilità, che poteva portare con sé grandi e positivi risvolti all’economia del nostro paese».

 

Alla luce di questo, Caronte invita quindi il sindaco Macrì «a rendere noti gli errori che sono stati fatti e che ha affermato di voler tenere per sé e rendere pubblico il dossier inviato al Mibact piuttosto che secretarlo, come ha fatto incomprensibilmente finora».

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