Cittanova, nel centro del Reggino ritrovata la copia della Madonna di Bridgewater di Raffaello
VIDEO | L’opera, che si ipotizza sia del noto copista Luca Giordano, è il fulcro della tesi di Miriam Femia, laureatasi all’accademia di Belle Arti della Città dello Stretto, con la professoressa Giuseppina De Marco. L'indagine ancora aperta, è stata presentata in occasione dell’incontro promosso da Italia Nostra
La chiesa della Sacra Famiglia di Cittanova, località alle pendici dell’Aspromonte nel territorio metropolitano di Reggio Calabria, si è rivelata scrigno di un’opera preziosa che testimonia un legame significativo tra la nostra terra e il grande Raffaello Sanzio. Gli studi della giovane studentessa Miriam Femia, laureatasi lo scorso aprile all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria in Comunicazione e Didattica dell’Arte, hanno portato infatti alla luce una copia della Madonna Bridgewater dello straordinario pittore rinascimentale, ritenuto uno dei più importanti artisti di sempre. L’originale, olio su tavola realizzato nel 1507, è custodita presso la National Gallery of Scotland di Edimburgo; la copia su tela, si ipotizza sia stata realizzata dal noto pittore napoletano del Seicento, Luca Giordano, uno dei più fini copisti del suo tempo. Una copia, dunque, dal duplice valore per l’autorevolezza dell'artista che potrebbe averla realizzata e per il dipinto al quale è ispirata.
Una scoperta che è stata occasione per nuovi studi e che consolida la consapevolezza di una cultura raffaellesca presente in Calabria nei secoli scorsi e non solo. L’opera di ispirazione raffaellesca trovata a Cittanova è stata al centro dell’incontro “Raffaello e la Calabria. Una Madonna Bridgewater a Cittanova”, svoltosi presso una gremita aula magna dell’università per Stranieri Dante Alighieri di Reggio Calabria, su impulso della sezione reggina di Italia Nostra, presieduta da Rossella Agostino, con la partecipazione della studiosa Miriam Femia, della professoressa di Storia dell’Arte dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, Giuseppina De Marco, e della vicepresidente di Italia Nostra, Francesca Paolino.
Lo stupore e la ricerca
«È stato davvero emozionante rendermi conto che lo studio su un’opera del mio territorio, previsto nel mio corso di studi in Storia dell'Arte Moderna, mi aveva condotta alla scoperta di una copia secentesca del grande Raffaello che potrebbe essere stata realizzata da Luca Giordano. Questa avventura, nata durante il mio percorso di studi all’Accademia di Belle Arti a Reggio Calabria con la professoressa Giuseppina De Marco, è culminata in un lavoro di ricerca ancora aperto alla quale la mia tesi si propone di contribuire. Sono davvero molto contenta per la sorprendente scoperta e per lo studio che poi si è esteso anche ad altre opere di Raffaello in Calabria», racconta la ventiquattrenne Miriam Femia, autrice del lavoro di ricerca intitolato proprio “L’influenza di Raffaello nella formazione degli artisti in Italia Meridionale”.
La Madonna Bridgewater è un dipinto su tavola nel quale, su uno sfondo scuro, è raffigurata Maria con in braccio il Bambino che si divincola in modo da creare un’armoniosa frontalità tra le due figure che si guardano. La copia rinvenuta a Cittanova, frettolosamente etichettata come leonardesca e invece raffaellesca, ha il pregio di avere avviato una indagine che ha ancora molto da portare alla luce.
«Le ricerche che abbiamo condotto e che ancora stiamo conducendo ci hanno consentito di ipotizzare la paternità di Luca Giordano, noto copista napoletano, la cui bravura metteva a dura prova gli stessi collezionisti nel discernere gli originali dalle copie. La stessa Madonna di Bridgewater, dal nome del collezionista che l’aveva posseduta, è una della più opere raffaellesche più copiate per la committenza privata. Possiamo intanto affermare che la firma di Luca Giordano sull’opera presente a Cittanova, pare identica a quella di un’opera autografa del pittore secentesco conservata al museo di Capodimonte. Giordano fu un copista fine a autorevole, uno dei migliori raffaelleschi, come testimoniano la Madonna D’Alba conservata a Nocera Inferiore, nel salernitano, mentre l’originale è purtroppo alla National Gallery of Art di Washington, e la presenza di numerose copie di Raffaello da lui realizzate nella collezione del principe Ruffo della Scaletta di Messina. Ad ogni modo solo indagini approfondite del supporto e della pittura potranno dare risposte certe», spiega Giuseppina De Marco, docente di Storia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arte di Reggio Calabria.
Raffaello e la Calabria
«L'indagine, che con il ritrovamento a Cittanova della copia è stata avviata, è ancora aperta. Ci sono tanti aspetti ancora da svelare come ad esempio la provenienza. È necessario tornare all'archivio di Reggio, dopo avere già scandagliato quelli di Oppido e Palmi, per capire se la copia possa provenire dalla collezione del principe Ruffo della Scaletta di Messina, come sia arrivata a Cittanova e perché si trovi in una chiesa costruita nel 1834. Forse fu spostata da un’altra chiesa distrutta dal terremoto del 1783.
Un’esperienza che si colloca all’interno di uno studio che non lega solo Reggio Calabria all’influenza della cultura raffaellesca ma anche la parte alta della Calabria. Dai noti pittori reggini Vincenzo Cannizzaro, che gli dedicò “La Trasfigurazione di Cristo”, un’opera meravigliosa che ora si trova all’accademia di Parma, e Annunziato Vitrioli, che fece un omaggio a lui e alla Madonna Tempi, fino ai cosentini Marco Cardisco e Pietro Negroni, di cui adesso abbiamo delle opere molto importanti nella Galleria nazionale della Calabria a Cosenza.
Sono tracce preziose di un’influenza raffaellesca in Calabria dal Cinquecento ai giorni nostri», spiega ancora Giuseppina De Marco, docente di Storia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arte di Reggio Calabria, che orgogliosamente ricorda di essere stata allieva del professore Luciano Bellosi, docente di Storia dell’Arte all’università di Siena, che allenava studentesse e studenti a riconoscere, stando in silenzio e osservando per alcuni minuti, le copie e gli originali.
«Un onore per la nostra comunità il ritrovamento di questa opera e merito alla nostra giovane concittadina Miriam Leone per la sua ricerca e la sua pubblicazione. Siamo davvero orgogliosi», ha concluso il sindaco di Cittanova, Francesco Cosentino.