Intesa raggiunta

Cosenza, tornano in città i reperti archeologici rinvenuti nel centro storico negli ultimi 40 anni

VIDEO | Erano conservati in un deposito del Museo Nazionale della Sibaritide. Ora passano alla custodia del Museo dei Brettii e degli Enotri che si occuperà di catalogarli e contestualizzarli 

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di Salvatore Bruno
8 marzo 2022
22:33

Sono rimasti a lungo custoditi in un deposito del Museo Nazionale della Sibaritide. Adesso, i reperti archeologici rinvenuti nel centro storico di Cosenza negli ultimi quarant'anni tornano a casa, precisamente nel Museo dei Brettii e degli Enotri, in seguito all'intesa raggiunta su impulso del sindaco Franz Caruso, con il direttore della Soprintendenza Fabrizio Sudano, che nel frattempo ha già lasciato la sede in riva al Crati per spostarsi a Reggio Calabria, e con Filippo Demma, direttore del Parco Archeologico di Sibari.

Ritorno a casa

In particolare, si tratta di antichi materiali emersi dagli scavi condotti nei siti archeologici di Piazzetta Toscano, Vico San Tommaso, Palazzo Sersale, Biblioteca Nazionale e Convento dei Cappuccini. Erano affluiti nel Museo Nazionale della Sibaritide poiché tale presidio culturale, fino a qualche anno fa svolgeva anche le funzioni di Ufficio scavi per l’intera provincia. «Questo ritorno a casa - si legge in una nota di Palazzo dei Bruzi - rappresenta un evento epocale. Lo studio di questi reperti, insieme a quelli già conservati presso il Museo archeologico cosentino, consentirà, salvaguardando l’unitarietà dei contesti archeologici, la ricostruzione, quanto più possibile completa, delle aree archeologiche della città e del suo comprensorio, dando alla comunità cosentina e al pubblico tutto, la possibilità di riappropriarsi, attraverso il patrimonio culturale del Museo cittadino, della sua identità e della memoria storica del suo territorio».


Patrimonio comune

Soddisfazione ha espresso la direttrice del Museo, Marilena Cerzoso, che in questi anni non ha mai perso di vista l’obiettivo di far giungere a Cosenza i materiali conservati a Sibari, nella convinzione che la collezione di un Museo civico debba riflettere il più possibile il patrimonio culturale della comunità dalla quale essa proviene, che ha diritto di fruirne. «Questa acquisizione – ha sottolineato – segna il superamento degli steccati della proprietà legale dei reperti e delle competenze dei vari Enti, e, in un momento in cui è ormai realtà il Sistema Museale Nazionale voluto dalla riforma del Ministero della Cultura, in cui confluiscono istituzioni museali di enti proprietari diversi, risponde all’obiettivo comune di valorizzare il patrimonio culturale del territorio».

Missione di conoscenza

Il passo successivo sarà adesso quello di rendere i reperti fruibili al pubblico, anche attraverso la creazione di un gruppo di studio e di lavoro dedicati, da istituire con il coinvolgimento dell'Università della Calabria. Si punta ad un ampliamento dell’allestimento e dell’offerta del Museo dei Brettii e degli Enotri, nel solco di quella missione di conoscenza, tutela ed educazione permanente al patrimonio archeologico del territorio, propria dell'istituzione ospitata nel complesso di Sant'Agostino. 

Giornalista
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