“La cura”, pubblicato il libro psico-noir dello scrittore reggino Luigi Manglaviti

Un giallo psicologico con ambiziose venature da thriller investigativo d’autore che pone il cinema al centro di tutta l’opera. Un autentico ottovolante narrativo con una girandola di emozioni

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di Redazione
4 febbraio 2020
10:23
Lo scrittore Manglaviti e la copertina del nuovo libro
Lo scrittore Manglaviti e la copertina del nuovo libro

«Il cervello è lo schermo», diceva Gilles Deleuze. E lo schermo è sempre più l’unica cornice dello spettro del reale in un fluire cinematografico che crea un altro mondo possibile. Si potrebbe sintetizzare così la trama del nuovo libro “La cura” di Luigi Manglaviti, lo scrittore reggino definito «l’antesignano degli autori italiani che operano al di fuori dell’editoria ufficiale».

 


Il libro di 230 pagine, che potrebbe essere definito uno psico-noir, pubblicato in una rarissima data palindroma (02.02.2020), è un giallo psicologico con forti tinte noir e ambiziose venature da thriller investigativo d’autore, con una cifra stilistica tributaria delle migliori firme (Borges, Bukowski, DeLillo, McCarthy, Montalbán, Mutis, Palahniuk, Pennac, Simenon).

Il cinema, punto focale de “La cura”

Il cinema è al centro di tutto, in quest’opera, in un autentico ottovolante narrativo e in una vorticante girandola di emozioni fatta di pause e accelerazioni. I nomi dei personaggi echeggiano quelli di inconfondibili star in cui l’autore realizza un “casting” che mette insieme sulla scena Sophia Loren, Humphrey Bogart, Al Pacino, Meryl Streep, Clint Eastwood e altri, e dietro l’obiettivo contemporaneamente Stanley Kubrick, Orson Welles e Martin Scorsese.

 

“La cura”, metà thriller psicologico e metà action-movie, è un noir dalla doppia linea narrativa; è esplicito l’ossequio a un noto gioiello letterario di Agatha Christie, del quale richiama alla lontana il plot. Il tributo si estende a Hitchcock, al “Fincher” di Seven, all’estetica di “Ai confini della realtà” e a certe produzioni di DePalma, ma anche a cineasti del tutto inattesi per il contesto (Tornatore, Truffaut, Bergman).

 

Sconfinando verso i big della letteratura (da Manzoni a Carroll, a T.S. Eliot, a Musil, a Umberto Eco) e della musica (Pink Floyd, Aznavour).

La trama

Tramite un’unità di luogo opprimente (nevica e poi piove incessantemente per buona parte del libro) e quasi claustrofobica, che contribuisce a radicalizzare la poetica della patologia e dell’anormalità, la trama presenta un gruppo di persone che si ritrova costretto da un violento fortunale a cercare riparo in uno sperduto motel canadese immerso fra boschi, laghi e torrenti montani.

 

Sono undici persone molto diverse fra loro, senza nulla in comune. Ma quando iniziano a morire, assassinate misteriosamente una dopo l’altra, capiscono che ci deve essere un elemento che le accomuna tutte. Qual è? E chi fra quelli che man mano sopravvivono è l’assassino? Soprattutto il lettore si chiede che relazione esista con le vicende che vede intanto svolgersi altrove, in un altro tempo e in un altro ambiente, nelle quali sono implicate uno studioso, un rettore universitario e un oscuro finanziere.

 

Le false piste e i colpi di scena riescono a sviare qualsiasi supposizione, fino al coup de théâtre finale - doppio, peraltro.

Luigi Manglaviti

Luigi Manglaviti (classe 1963), pubblicitario e scrittore, vive e lavora a Reggio Calabria. Dal 1986 produce romanzi, saggi e racconti. I suoi libri più noti sono il romanzo “L’Uomo Nuovo” (2005, due ristampe) e i saggi “«D’io.» Il Messaggio perduto di Yeshua” (2007, da allora arrivato alla terza edizione) e “Cerco il Figlio” (2011).

 

È stato il primo autore italiano in self-publishing a essere venduto su Amazon. “La Cura” è il suo 18esimo titolo.

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