In nome della Segre: manifestazione ad Aprigliano contro l’odio
La città del Cosentino rilancia una manifestazione per sostenere la senatrice sopravvissuta all’orrore di Auschwitz. Il sindaco: «Metto a disposizione il mio paese»
![Il corteo dei 600 sindaci a Milano per sostenere Liliana Segre](https://img.lacstatic.it/_photo/2019/dicembre/cronaca2/2019_manifestazione_milano.jpg)
Ad Aprigliano il sindaco, Alessandro Porco, rilancia il progetto “L’odio non ha futuro”, per combattere qualsiasi forma di odio in sostegno di Liliana Segre. Sulla scia dei sindaci a Milano anche la Calabria, quindi, si muove per rilanciare una manifestazione a sostegno della sopravvissuta all'orrore di Auschwitz. Il primo cittadino mette e disposizione il suo paese, chiamando a raccolta le istituzioni scolastiche, religiose e soprattutto la società civile della Calabria affinché manifesti contro il dilagante fenomeno del razzismo.
«Metto a disposizione il mio paese per combattere l’odio»
«La manifestazione di Milano – si legge in una nota del primo cittadino – che ha portato 600 sindaci a fianco della senatrice Liliana Segre, sopravvissuta all’orrore di Auschwitz, ha scritto una pagina di civiltà nella storia del nostro Paese. Ritengo sia importante promuovere e rilanciare lo stesso progetto “L’odio non ha futuro” anche nella nostra Regione, per offrire alla nostra comunità e alle nuove generazioni un’opportunità di riflessione sulla storia che, durante la dittatura fascista e nazista, ha portato l’Italia verso la barbarie delle leggi razziali».
«A nome e per conto della mia comunità - conclude il sindaco di Aprigliano - metto a disposizione il mio paese, Aprigliano, affinché i sindaci, le istituzioni scolastiche, religiose e la società civile della Calabria, scendano in piazza e manifestino per combattere l’odio, denunciando con fermezza ogni fenomeno di razzismo e di violenza verbale; per abbattere il muro dell’intolleranza: “L’odio non ha futuro” anche in Calabria e, nel nome di Liliana Segre, diciamo che il passato doloroso non avrà mai più cittadinanza».