Nel Dantedì un giornale tedesco attacca il sommo poeta: «Copiò la Commedia dagli arabi»

Arriva dalla Germania una dura critica ad Alighieri nella giornata a lui dedicata: secondo il Frankfurter Rundschau valeva meno di Shakespeare e con la sua opera più famosa avrebbe voluto sostituirsi a Dio

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di Redazione
25 marzo 2021
18:47

Nel giorno del Dantedì, giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, peraltro nell'anno in cui ricorrono i settecento anni dalla morte del sommo poeta, arriva dalla Germania un duro attacco a quella che è una delle principali figure simbolo dell'Italia.  

Dante Alighieri non ha inventato nulla, né il “volgare” cioè l’italiano, né il viaggio nell’al di là descritto nella Divina Commedia, per cui non si capisce che cosa debbano festeggiare gli italiani. È in soldoni quello che sostiene Arno Widmann, giornalista e traduttore, nel suo editoriale pubblicato dal giornale tedesco Frankfurter Rundschau.


«L’Italia lo loda come uno di coloro che hanno portato la lingua nazionale ai vertici della grande letteratura. In un certo senso, ha creato il linguaggio per il suo lavoro», si legge nel testo in cui analizza la situazione linguistica nell’Italia di Dante, rilevando che «la prima poesia d’arte in lingua madre in Italia è stata scritta in provenzale», cioè il “Livre du Trésor” di Brunetto Latini. Nulla di nuovo, secondo l’autore tedesco, neanche per il tema della Commedia.

«Nella tradizione musulmana c’è il racconto del viaggio di Maometto in Paradiso», scrive Widmann che cita uno studio dell’arabista spagnolo Miguel Asin Palacios secondo cui il poeta fiorentino avrebbe conosciuto e usato il testo.

E riguardo alla sua opera principale, dante viene criticato per il suo «piacere di giudicare e condannare». E ancora: «L'amoralità di Shakespeare, la sua descrizione di ciò che è, ci sembra anni luce più moderno dello sforzo di Dante di avere un'opinione su tutto, di trascinare tutto davanti al giudizio della sua morale. Tutta questa gigantesca opera è lì solo per permettere al poeta di anticipare il Giudizio Universale, di fare il lavoro di Dio». 

Immediata la risposta del ministro della cultura Dario Franceschini, che su Twitter scrive: “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa (Inf. III, 51)”, citando il sommo poeta.

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