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Papasidero, il fascino del Santuario della Madonna di Costantinopoli

Aggrappato alle rocce sovrastanti il fiume Lao ecco la storia di uno dei monumenti religiosi più suggestivi del Parco del Pollino

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di Salvatore Bruno
18 agosto 2021
07:04
Il Santuario della Madonna di Costantinopoli a Papasidero
Il Santuario della Madonna di Costantinopoli a Papasidero

Aggrappato ad una delle rocce affacciate sul fiume Lao, nelle vicinanze dell’abitato di Papasidero, il Santuario della Madonna di Costantinopoli, monumento risalente al XVII secolo, è tra i più suggestivi ed interessanti monumenti disseminati nel territorio del Parco del Pollino.

Contesto affascinante

La struttura si inserisce perfettamente nel contesto naturale, restituendo al visitatore una sensazione di affascinante bellezza. Costruita su una pianta con tre navate e tre campate, caratterizzate da archi a tutto sesto realizzati al vertice di pilastri di forma quadrata, prende luce da tre ampi finestroni aperti su entrambi i lati lunghi dell’edificio, affiancato all’esterno da un campanile basso di semplice fattura a base quadrata, dietro il quale possono ancora scorgersi i resti di un antico affresco di piccole dimensioni.


Il ponte della Rognosa

L’accesso era originariamente garantito da un ponte medievale chiamato della Rognosa. Il nome, secondo gli storici, è da associare alla drammatica pestilenza che colpì nel 1600 la popolazione di Papasidero. Prima della costruzione del Santuario, l’area ospitava una chiesetta di cui è rimasta traccia figurativa in uno dei diversi affreschi che adornano la vicina cappella di Santa Sofia edificata tra l’XI ed il XIII secolo dai monaci basiliani. In questo affresco compare appunto la chiesetta a navata unica che nel 1656 venne utilizzata come lazzaretto, in virtù della favorevole ubicazione all’esterno del perimetro urbano. Chi passava il ponte era quindi affetto dalla peste, da qui la denominazione assunta dal ponte.

Il Patronato conferito alla Vergine

La grave calamità dimezzò gli abitanti del paese i quali si affidarono all’indulgenza della Vergine di Costantinopoli per sconfiggere il terribile morbo. Per questo, a margine di una assemblea popolare del maggio 1665, venne conferito alla Santa Madre il patronato cittadino al posto di San Rocco, cui fu conferito il titolo di compatrono. L’elevazione della Madonna di Costantinopoli a Patrona di Papasidero portò così all’ampliamento dell’originaria chiesetta, fino a farle assumere l’attuale fisionomia.

L’affresco in tre fasi

Il Santuario ospita tra l’altro un interessante affresco di circa sei metri quadrati, risalente alla seconda metà del XVII secolo ed eseguito presumibilmente in tre fasi. La prima ha visto l’esecuzione della Vergine in trono col Bambino sul ginocchio sinistro e l’Arcangelo Michele vestito di corazza nell’ atto di trafiggere con la lancia il diavolo emergente dalle fiamme, figure quest’ultime, emerse con i restauri del 1983. La seconda fase, di poco posteriore o forse contemporanea alla precedente, ma opera di altra mano, probabilmente di un aiutante poco esperto, comprende il Vescovo genuflesso a destra della Vergine. Il terzo momento, è invece di fattura ottocentesca e ritrae due angeli porta corona sovrastanti un grande arco che racchiude le immagini dipinte nella prima fase.

Il ponte costruito da Nicola Dario

Il ponte della Rognosa è ancora visibile, ma è stato sostituito da un nuovo ponte edificato sul precedente, nel 1904 grazie al contributo di Nicola Dario, nato a Papasidero nel 1836, che esercitò con successo a Napoli la professione di orefice. Nel 1884 perse la moglie Filomena Vacca a seguito di una epidemia di colera. Decise allora di impiegare le cospicue ricchezze accumulate in opere di beneficienza per i suoi compaesani. Tra l’altro nel 1902 insieme a Isabella De Rosis, originaria di Rossano ma abitante a Napoli e fondatrice della Congregazione delle Suore Riparatrici del Sacro Cuore, realizzò l’asilo infantile, una istituzione pressoché sconosciuta in Calabria e che rimase operativa fino agli anni cinquanta, quando la massiccia emigrazione ed il drastico calo delle nascite, ne determinò la chiusura.

Giornalista
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