Reggio Calabria, a palazzo Crupi le tele confiscate al re dei videopoker

VIDEO-FOTO | Sequestrati negli anni a Gioacchino Campolo, oltre 120 quadri tra cui alcuni di Dalì, De Chirico e Ligabue tornano fruibili al pubblico nella mostra permanente “A tenebris ad lucem. L’arte ritrovata torna bene comune”

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di Anna Foti
4 marzo 2021
11:43

«Palazzo della Cultura Crupi tra le prime istituzioni culturali del panorama reggino a proporsi dopo il lockdown. La Città Metropolitana di Reggio Calabria ha fortemente voluto questa riapertura per tornare a rendere accessibili al pubblico i suoi tesori». Così commenta la riapertura del Palazzo, seppure con le limitazioni imposte dalla pandemia, la responsabile Anna Maria Franco, che in forte sinergia con la dirigente di settore Giuseppina Attanasio opera per potenziare l'offerta culturale. Un patrimonio tutto da riscoprire e dal quale ripartire, nonostante questo lungo momento di difficoltà.

Spicca, tra le sale da visitare, quella intitolata al cavaliere di Malta nato a Taverna, Mattia Preti, che ospita stabilmente la mostra permanente “A tenebris ad lucem. L’arte ritrovata torna bene comune”, con i quadri confiscati a Gioacchino Campolo, detto il re dei videopoker. Si tratta di tele autentiche del calibro dei Concetti spaziali di Bonalumi e Fontana, di una Piazza d’Italia di De Chirico, di Romeo e Giulietta e Fonte del Vida di Dalì, della Tigre e serpente e dello Scoiattolo di Ligabue. Tele di indiscusso pregio esposte nella sala dei Capolavori, unitamente ai Nudi di donne di Fausto Pirandello, figlio di Luigi. «La sala Preti è approdo di un percorso espositivo che consta di opere di carattere sacro e di altre tele del calibro di Migneco, Borghese, Cascella, Bava, artista verista reggino e Pugliese, l’artista argentino con la Calabria nel cuore», ha spiegato Angelo Melasi. Opere preziose provenienti dall’esecuzione di diversi provvedimenti di sequestro e poi di confisca, per un totale di oltre 120 quadri, a carico di Gioacchino Campolo. Un procedimento iniziato nel 2011. Proventi di attività illecita così restituiti, in termini di fruibilità e accessibilità, alla collettività, secondo l’autentica ispirazione della legge sul riutilizzo sociale dei patrimoni illecitamente accumulati. Un primato assoluto a livello nazionale, la trasformazione di opere d’arte confiscate in opere esposte al pubblico in un museo.


I tesori del Palazzo

Nel corso degli anni successivi altre tele furono sequestrate e poi confiscate a Gioacchino Campolo e recentemente anche un bassorilievo posto al piano dedicato all’Arte contemporanea, detto Pico. Un’opera di grandi dimensioni, realizzata da Enzo Assenza in ceramica metalizzata. Con essa, sempre recentemente, la Città Metropolitana è divenuta assegnataria anche di due statue in marmo del XVIII secolo e di reperti in marmo di provenienza chiesastica.

A qualificare il patrimonio di palazzo Crupi anche la cartina corografica della Calabria realizzata da Francesco Mango, al secolo Padre Eliseo, e risalente alla fine del 1700. Tale pezzo, unico nel suo genere, apre la collezione donata dal senatore Guglielmo Calarco (1888 – 1974), già presidente dell’azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo, scandita da opere di Bava, D’Ambrosi, Spatari, Bonfà, Monteleone. Non solo arte ma anche letteratura e poesia con la preziosa collezione di volumi donata dal senatore Calarco che dal 2016 dimora degli scaffali della biblioteca a lui intitolata.

La storia del Palazzo e le sinergie virtuose

L’edificio di via Emilio Cuzzocrea a Reggio Calabria, costruito verso la fine degli anni Venti, fu adibito a brefotrofio e, durante la seconda guerra mondiale, fu anche colpito dai bombardamenti del 21 maggio del 1943. Il palazzo fu poi ricostruito nel 1948 e come brefotrofio restò attivo fino alla fine degli anni Ottanta.

Finito di restaurare, è stato inaugurato nel 2016 su forte impulso dell’allora amministrazione provinciale di Reggio Calabria, presieduta da Giuseppe Raffa e dell’assessorato alla Cultura e alla Legalità retto da Eduardo Lamberti Castronuovo. Per esporre qui la pregiata collezione di quadri, insostituibile e preziosa è stata la convergenza di intenti della sezione Misure di prevenzione patrimoniale del tribunale reggino nelle persone delle magistrate Kate Tassone e Ornella Pastore, l’agenzia nazionale Beni sequestrati e confiscati nella persona della responsabile Matilde Pirrera e la sovrintendenza Belle arti e Paesaggio all’epoca guidata da Margherita Eichberg.

Custodite per circa quattro anni nel caveau della Banca d'Italia, nel 2013 le 108 tele del primo sequestro erano già state esposte temporaneamente, in occasione della mostra “Arte torna Arte” allestita al Museo Archeologico della Magna Grecia di Reggio Calabria, all'epoca ancora in fase di ammodernamento. Nel frattempo, completatisi il procedimento giudiziario di confisca delle opere e i lavori di ristrutturazione del Palazzo, nel 2016, con la collezione di capolavori stabilmente esposta, è stato possibile inaugurare palazzo Crupi, divenuto così presidio di cultura, legalità e memoria.

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