Teatro, il nuovo bando regionale non convince gli operatori: «Sperpero di denaro pubblico»

È polemica sull'avviso che prevede un fondo di 700mila euro per finanziare la distribuzione degli spettacoli in Calabria. Nel mirino Nino Spirlì e il Dipartimento Cultura. Chiesti l'annullamento della procedura e un tavolo tecnico con i lavoratori del settore

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di Camillo Giuliani
29 gennaio 2021
11:23

Quel bando non s'ha da fare, né domani né mai. Il mondo del teatro calabrese è in subbuglio dopo che la Regione ha diffuso il testo dell'avviso pubblico in pre informazione tramite cui intende sostenere la distribuzione di spettacoli teatrali da qui alla primavera del 2022. A disposizione ci sono in tutto 700mila euro, con contributi massimi per i possibili beneficiari che possono arrivare fino a 50mila euro.

Manna dal cielo per chi, da un anno a questa parte, è costretto a fare i conti con sale e teatri chiusi? No, «un'aberrazione che dimostra plasticamente una scarsa conoscenza della materia specifica in tutte le sue implicazioni e ricadute reali». A sostenerlo è il movimento “Approdi, lavoratrici e lavoratori della cultura e dello spettacolo della Calabria”, sotto la cui bandiera si sono uniti dalla primavera scorsa centinaia di operatori del settore, dal facchino al drammaturgo, nel tentativo di interloquire con le istituzioni per trovare una soluzione valida ai problemi che il teatro già viveva e con l'arrivo del covid ha visto aumentare a dismisura.


Una disponibilità inattesa

Il dialogo con la Regione, però, finora non è stato tutto rose e fiori. Approdi, infatti, riconosce di aver trovato in Fausto Orsomarso – nonostante le appartenenze politiche differenti – qualcuno disposto ad ascoltare. E il frutto degli incontri con l'assessore al Lavoro si è visto nelle scorse settimane, con l'inserimento tra i possibili beneficiari di Riapri Calabria 2 dei codici Ateco relativi a diverse figure professionali dello Spettacolo, che potranno così accedere ai ristori da 1500 euro stanziati dalla Cittadella. E ulteriori 1000 euro ciascuno a titolo di indennità una tantum dovrebbero arrivare presto anche per altri lavoratori del settore rimasti fuori da ogni aiuto fino ad oggi. Chi invece di consultare gli addetti ai lavori non ne ha voluto sapere, sostengono dal movimento, è proprio colui da cui ci si aspettava la massima disponibilità: Nino Spirlì.

Spirlì tira dritto

Il presidente facente funzioni, raccolta l'eredità di Jole Santelli, ha mantenuto comunque la delega alla Cultura nella giunta che traghetterà la Regione fino alle prossime elezioni. E quando ancora era un “semplice assessore” si era mosso per sostenere il teatro, mondo a lui caro visti i suoi trascorsi professionali prima dell'entrata in politica, rimpinguando i fondi ordinari per le produzioni teatrali tagliati da chi lo aveva preceduto. Quando però si è passati al sostegno della distribuzione degli spettacoli, ha partorito assieme ai dirigenti regionali il nuovo avviso pubblico che Approdi teme finisca per «essere soltanto l'ennesimo sperpero di denaro pubblico», uno di quei bandi «destinati a risultare inefficaci». Di più, l'idea di Approdi è che l'avviso possa rivelarsi «dannoso per il sistema nel suo complesso e pressoché irrilevante ai fini del sostegno reale al lavoro degli artisti e degli operatori dello spettacolo sul nostro territorio». Il pericolo, questa l'idea del movimento, si poteva scongiurare con un dialogo allargato tra le parti coinvolte ma Spirlì, a quanto pare, da quell'orecchio non ha voluto sentire.

Interventi a pioggia? Risultati scarsi

Il problema, secondo il movimento, è che distribuire a pioggia tra quattordici (tanti sarebbero i beneficiari se ognuno percepisse il massimo previsto) o più soggetti i 700mila euro disponibili a tutto servirebbe meno che a incentivare la circuitazione degli spettacoli teatrali, che poi sarebbe il fine esplicito del bando. «Su quali dati – chiedono da Approdi - ci si è basati per arrivare a stabilire la risibile cifra di 50.000€ come tetto massimo da assegnare ad ogni progetto che risultasse vincitore, fingendo di stimolare dei potenziali microcircuiti di distribuzione, i quali finirebbero per non avere comunque la forza di diventare realmente operativi e incisivi sullo stato di cose reale?».

La strada tracciata dalla Cittadella, sostengono, invece di favorire la creazione e il funzionamento di una vera rete culturale contribuirebbe, al contrario, a un'ulteriore frammentazione del mondo teatrale, con ricadute nulle sui lavoratori e un impoverimento della qualità degli spettacoli offerti, una scelta in apparente controtendenza con lo spirito della legge regionale 19/2017 sui teatri a cui l'avviso, sulla carta, fa richiamo.

La strada alternativa

Quale sarebbe la soluzione alternativa? Approdi chiede che il bando venga «bloccato senza esitazioni» e che la Regione istituisca un tavolo tecnico a cui partecipino, oltre agli assessorati al Lavoro e alla Cultura, «una qualificata rappresentanza dei lavoratori e delle lavoratrici calabresi, le parti sociali, le associazioni di categoria e i movimenti di base». E che a quel tavolo si discuta in «piena trasparenza» di programmazione e di prospettive future, facendo un «ragionamento complessivo sul sistema culturale calabrese» che preluda a «un vero progetto di investimenti di largo respiro». Per poi, magari, istituire uno – o, al massimo, un paio – centro unico di distribuzione regionale che spinga gli operatori del settore a cooperare tra loro (come vorrebbe anche l'Ue, che è quella da cui arrivano i soldi dei finanziamenti), favorendo così l'occupazione e, al contempo, lo sviluppo del teatro in Calabria grazie alla diffusione di spettacoli di maggiore qualità che riaccendano nel pubblico la passione per palchi e sipari.

Un percorso di questo tipo, infatti, avrebbe effetti positivi anche per le casse, non solo grazie ai biglietti staccati al botteghino: la miserrima quota (pari allo 0,25% del totale nazionale) del Fus destinata alla Calabria potrebbe aumentare e a beneficiarne sarebbero realtà che - seppur valide, ma magari con qualche carenza di contatti altolocati - finora non hanno mai potuto farlo. In fondo, quella di puntare su investimenti mirati e non su elargizioni a destra e a manca è l'idea che proprio Spirlì e Orsomarso sostengono da tempo quando si parla di turismo, perché abbandonarla proprio per il teatro?

giuliani@lactv.it

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