Bella Ciao, tutto il mondo la canta ma in Italia ancora fa paura e divide

VIDEO | La canzone dei partigiani, simbolo della Liberazione, è diventata la colonna sonora di ogni Resistenza, anche ai tempi del coronavirus. Ma per molti è solo il bellissimo tema della serie tv la Casa di carta. Ecco alcune delle esecuzioni più suggestive 

di Enrico De Girolamo
16 marzo 2019
12:46
La scena della Casa di carta quando i protagonisti cantano Bella Ciao
La scena della Casa di carta quando i protagonisti cantano Bella Ciao

Per molti ragazzi, Bella Ciao è solo la canzone della Casa di carta, la strapremiata serie tv spagnola del 2018 giunta alla seconda stagione (anche se divise in 4 parti), che racconta di una clamorosa rapina alla zecca di Madrid. I due protagonisti, il Professore e Berlino, la cantano in un momento topico, dando spessore, attraverso le sue note, al messaggio di resistenza che innerva la trama e che sino a quel momento resta sottotraccia.


La resistenza al tempo del Covid-19

Lo scorso 17 marzo, in occasione delle celebrazioni per l’anniversario dell’Unità d’Italia, gli abitanti di un “condominio” di Bamberg, in Baviera, hanno cantato Bella Ciao per mandare un messaggio di solidarietà agli italiani che proprio in quei giorni prendevano drammaticamente coscienza della forza distruttiva del coronavirus e del lockdown che ha sospeso la vita del Paese.
«Carissimi amici italiani- dicono prima di iniziare a suonare e cantare - in questo momento difficile per tutti noi ma soprattutto per voi ci teniamo a farvi sapere che vi siamo molto vicini. Siamo stati molto colpiti e ci siamo particolarmente emozionati nel vedere le vostre reazioni all'isolamento mentre cantate dai balconi di casa. Abbiamo deciso di unirci al vostro coro e di cantare per voi la canzone di libertà per eccellenza. Ci auguriamo tutti che possa costituire l'inno di liberazione dal virus. Un abbraccio. I vostri amici tedeschi».
Probabilmente neppure immaginavano che in Italia, quando partono le note di Bella Ciao, la gente si divide su due fronti opposti, separati da retaggi ideologici e presunte appartenenze politiche che continuano a mettere in secondo piano il senso di questa bellissima canzone.

 

La versione ambientalista

Da quando in tutto il mondo gli studenti sono scesi in piazza per sollecitare risposte concrete dei governi contro il riscaldamento globale, la melodia trascinante di Bella Ciao si è definitivamente affermata come inno ambientalista delle nuove generazioni.
Riadattata nel 2012 in Belgio col titolo Sing for the climate e utilizzata da Greenpeace per mobilitare gli ambientalisti in occasione della conferenza mondiale di Doha (Qatar) sul clima, Bella Ciao ha perso il significato originario, quello dell’insurrezione dei partigiani in Italia contro i nazifascisti, ma ha mantenuto intatta l’esortazione alla lotta contro un nemico soverchiante.
Il risultato è bellissimo, anche se non manca chi ritiene un affronto la rivisitazione in chiave ambientalista di una canzone nata per raccontare un momento così doloroso e importante della storia italiana, quei due anni di guerra civile, dal 1943 al 1945, che consentirono al nostro Paese di riscattarsi, seppur parzialmente, dalla terribile colpa di essere stato alleato della Germania nazista durante il conflitto mondiale.

Quando il gioco si fa duro

Da tempo, però, la canzone della Resistenza non è più solo “italiana”. In tutte le parti del mondo, quando il gioco si fa duro e occorre resistere, qualcuno comincia a intonare Bella Ciao.
Accadde, ad esempio, nel 2011, quando le manifestazioni di protesta contro l’alta finanza promosse dal movimento degli Indignados, nato in Spagna, si sparsero a macchia d’olio in tutta Europa per poi scavalcare l’Atlantico e arrivare negli Stati Uniti, dove i militanti di Occupy Wall Street si accamparono sotto il tempio della speculazione finanziaria mondiale e Bella Ciao risuonò tra i grattaceli di Manhattan.

Nel 2013 in Turchia, durante le proteste di piazza contro il premier Erdogan, centinaia di migliaia di giovani sfilarono a Istanbul e in altre città turche cantando la canzone dei partigiani a pieni polmoni.

Nel 2015, a Parigi, durante i funerali per le vittime dell’attentato terroristico, che colpì la rivista satirica Charlie Hebdo causando 12 morti, l’attore comico francese Christophe Alévêque cantò “una mattina mi son svegliato e ho trovato l’invasor…”.

Ma in Italia non si può 

Insomma, Bella Ciao è cantata ovunque… tranne che in Italia. Una delle canzoni più famose, belle e cariche di storia della nostra tradizione è inevitabilmente finita preda delle divisioni ideologiche, diventando una bandiera politica che nessuno vuole sventolare per non essere tacciato di “pro” o “contro”. Colpa (si fa per dire) del giornalista Michele Santoro, che nel 2002 aprì un’edizione speciale della sua trasmissione, che allora si chiamava Sciuscià, intonando Bella Ciao per protestare contro il cosiddetto editto bulgaro, cioè una dichiarazione di Berlusconi, allora presidente del Consiglio, che a margine di una visita ufficiale a Sofia, in Bulgaria appunto, auspicò l’uscita dalla tv di Stato dello stesso Santoro insieme a Enzo Biagi e al comico Daniele Luttazzi, considerati troppo critici nei suoi confronti. Da quel momento, la Storia è diventata storiella, e la canzone che raccontava della lotta partigiana sulle montagne italiane è finita per fare da misero spartiacque tra berlusconiani e anti-berlusconiani, con le successive e altrettanto patetiche declinazioni tra la pseudo-destra e la pseudo-sinistra della Seconda Repubblica.

Morandi ci provò a Sanremo

Un recinto striminzito e polveroso dal quale sembra ancora impossibile uscire.
Ci ha provato nel 2011 Gianni Morandi, che durante i preparativi del suo Festival di Sanremo, annunciò l’esecuzione della canzone da parte della storica orchestra della kermesse canora per festeggiare il 150 anni dell’Unità d’Italia. Ovviamente fu travolto dalle polemiche e il progetto sfumò.

I bambini non la possono cantare

Solo evocarne l’esecuzione in pubblico scatena puntualmente un putiferio. Basti pensare a cosa è accaduto lo scorso Natale in una scuola elementare di Napoli, dove era previsto che, durante la recita di fine anno, i bambini cantassero anche Bella Ciao. Il genitore di una bimba ha scoperto la figlia mentre canticchiava a casa, ripassando la parte ed è partita la solita giostra all’italiana, con polemiche infinite sui giornali: «Sia chiaro - affermò in quell’occasione il padre della bambina -, non consentirò in alcun modo a mia figlia minorenne di cantare una canzone che evoca uno dei momenti più bui della storia d’Italia. Scritta da vigliacchi senza patria e senza divisa che sparavano alle spalle ai veri soldati italiani». Chiaro, chiarissimo.

Il mondo per fortuna è tondo

Per fortuna, però, il mondo non ha la forma di uno stivale che avanza con il passo dell’oca, ma è tondo. E altrove Bella Ciao viene cantata senza il coro di scheletri nell’armadio, senza farsi troppe domande sul rosso e il nero.
Come hanno fatto milioni di studenti scesi in strada per dare una scossa ai loro governi sul clima, ispirati da Greta Thunberg. E poco male se tanti di loro avranno pensato che il tema della Casa di carta è proprio figo da cantare in piazza.


degirolamo@lactv.it

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