Dalla nascita negli anni ’60 come risposta alla questione meridionale al primato nei ranking nazionali e internazionali, l’Università della Calabria è oggi un modello di sviluppo sociale, culturale e tecnologico per il Sud
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La Calabria degli anni '60 era una terra segnata dal profondo divario Nord-Sud, dove l'emigrazione spezzava i sogni dei giovani, l'economia agraria arrancava sotto il peso di una disoccupazione cronica e le infrastrutture – strade, scuole, ospedali – erano spesso un miraggio. Cosenza, con le sue antiche mura e il lento scorrere del Crati, e Rende, un piccolo centro agricolo immerso tra gli ulivi, incarnavano questa realtà: una società segnata dalla povertà diffusa, un panorama politico dominato da democristiani e socialisti in lotta per il riscatto meridionale, un'economia con un PIL pro capite inferiore alla metà della media nazionale.
In questo contesto, tra il boom economico italiano e la "questione meridionale" che infiammava i dibattiti, nacque un'idea visionaria: un'università capace di cambiare il destino della regione. Non un semplice ateneo, ma un progetto ambizioso, sancito dalla legge n. 442 del 12 marzo 1968, voluto da menti illuminate come Beniamino Andreatta, Giorgio Gagliani, Pietro Bucci e Paolo Sylos Labini.
Andreatta, primo rettore dal 1971 al 1975, la definì "la città dei giovani", ispirandosi ai campus di Oxford e Cambridge: un'oasi di 200 ettari ad Arcavacata di Rende, tra colline e uliveti, con residenze, mense, biblioteche e spazi per lo sport, pensata per forgiare una "nuova società" fondata su sapere, libertà e progresso. Nel 1972-73, le prime 600 matricole di Ingegneria, Scienze Economiche e Fisica varcarono i cancelli: era l'inizio di una rivoluzione, un investimento dello Stato per radicare il sapere al Sud, contrastare l'emigrazione e stimolare lo sviluppo in un'Italia che vedeva nel Mezzogiorno la sua sfida etica e politica.
Da quel seme, l'Università della Calabria – UniCal, come la chiamiamo con affetto – è diventata un pilastro sociale per una regione che ancora combatte spopolamento e crisi economica. Con oltre 35.000 studenti, 800 docenti e 700 amministrativi, si è classificata al primo posto tra i grandi atenei italiani nel ranking Censis 2024-2025 e 2025-2026, un riconoscimento che celebra la sua eccellenza accademica e il ruolo di motore sociale.
In una Calabria dove l'abbandono scolastico è tra i più alti d'Italia e la disoccupazione giovanile sfiora il 40%, l’Università della Calabria ha offerto a generazioni di calabresi l'opportunità di studiare senza lasciare la propria terra, trasformando sogni in realtà concrete. Io stesso, come tanti altri ragazzi provenienti da famiglie modeste, ho trovato in UniCal non solo un luogo di studio, ma un ecosistema che rende possibile una vita dignitosa. Borse di studio, residenze in 10 quartieri del campus (da Chiodo a San Gennaro), mense, trasporti gratuiti con la Circolare Veloce Verde che collega Cosenza, Rende e l’ateneo ogni 10-20 minuti, e un campus che intreccia vita accademica e sociale: tutto questo ha aperto le porte del mondo del lavoro.
Secondo Almalaurea, il 94% dei laureati UniCal è soddisfatto del proprio percorso, e per alcuni corsi STEM il 100% trova impiego entro due mesi dalla laurea. Questo ha trattenuto talenti in Calabria, favorendo lo sviluppo locale: startup nate nell’incubatore TechNest, che ha ospitato oltre 30 imprese high-tech, e collaborazioni con aziende che assumono i nostri giovani, riducendo l’emigrazione che sottrae ancora 20.000 calabresi ogni anno.
I progressi di UniCal sono stati straordinari e multidimensionali. L’offerta didattica, partita da poche facoltà, si è espansa a 14 dipartimenti, spaziando dall’Ingegneria, con un’impronta politecnica, alla nuova Facoltà di Medicina e Chirurgia, attivata nel 2023 in convenzione con l’Ospedale Annunziata di Cosenza, fino al corso innovativo di Medicina e Tecnologie Digitali a Crotone (2024-25). Con oltre 50 corsi di laurea, master, dottorati e 250 accordi internazionali con 54 paesi, UniCal è un hub di internazionalizzazione, con programmi Erasmus+ e doppi titoli europei.
La ricerca, seconda missione dell’ateneo, ha portato UniCal tra le top 100 mondiali per Informatica (ARWU 2010) e tra le top 200 per Matematica (2014 e oltre). Grazie ai fondi PNRR, l’ateneo guida progetti come FAIR (Future Artificial Intelligence Research), in particolare lo Spoke 9 su Green-aware AI, che integra sostenibilità ambientale e sociale negli algoritmi. Ma è nella terza missione – il trasferimento di conoscenza alla società – che UniCal brilla davvero. Il Polo Universitario Penitenziario (PUP, dal 2018) forma centinaia di detenuti, settimo in Italia per iscritti, con una valutazione “eccellente” nella VQR 2015-2019. TechNest, un incubatore di 2.000 mq, sostiene startup con coworking e seminari; il Museo di Storia Naturale e l’Orto Botanico promuovono la divulgazione scientifica; il Master in Artificial Intelligence & Data Science (terza edizione 2025-26) forma esperti per il mercato locale con tirocini e placement a “km zero”.
Nel 2025, l’espansione al Complesso di San Domenico a Cosenza accoglie oltre 500 studenti di corsi sanitari come Infermieristica e Fisioterapia, con residenze e navette dedicate, rivitalizzando il centro storico e creando un polo universitario urbano. Questi servizi riducono le disuguaglianze, promuovono il public engagement e generano un impatto economico sul territorio stimato in milioni di euro annui.
Il futuro di UniCal pulsa nel campo dell’Intelligenza Artificiale (AI), dove l’ateneo si distingue come eccellenza globale. Dal 2010, quando è entrato nelle top 100 mondiali per Computer Science, il Dipartimento di Matematica e Informatica ha attratto talenti internazionali. Il corso magistrale in Artificial Intelligence and Computer Science (dal 2022, in inglese, con doppio titolo europeo) forma specialisti in Data Science e Computer Security, con un’occupabilità del 100% post-laurea. Ricercatori come Nicola Leone (rettore uscente, EurAI Fellow), Gianluigi Greco (presidente AIxIA dal 2022), Domenico Saccà e Georg Gottlob – quattro EurAI Fellow, un record italiano – guidano innovazioni in logica computazionale, IoT e AI etica. Progetti come Minerva, un Large Language Model italiano, e FAIR sviluppano un’AI “green” ed equa, con applicazioni in medicina (diagnosi oncologiche), agricoltura e rinnovabili. Seminari come quello del 15 ottobre 2024 su “Intelligenza Artificiale e Proprietà Intellettuale” coinvolgono imprese e professionisti, favorendo brevetti e spin-off. In un’Italia dove l’AI genera 500 milioni di euro annui (+32% annuo, Osservatorio Polimi 2022), UniCal è un polo leader, come riconosciuto da AIxIA.
L’AI segna anche il prossimo capitolo di UniCal: le elezioni del rettore per il 2025-2031, indette il 10 giugno 2025 dal decano Franco Altimari, con votazioni dal 30 settembre. Tra i due candidati, Gianluigi Greco e Franco Rubino, entrambi professori ordinari di valore, spicca un esperto di AI di fama internazionale: direttore del Dipartimento di Matematica e Informatica dal 2018, presidente dell’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale dal 2022 e coordinatore della task force governativa sull’AI dal 2023. La sua visione, radicata in etica e innovazione, potrebbe trasformare UniCal in un hub europeo per un’AI responsabile, integrando ricerca “by-design” con sostenibilità sociale e ambientale, come nei progetti FAIR. Scommettere su questa figura significa puntare su un futuro in cui l’AI diventi uno strumento di equità, capace di trattenere i giovani in Calabria e combattere disuguaglianze ed emigrazione.
Un momento simbolico di questo passaggio è l’inaugurazione dell’Anno Accademico 2025-26, prevista a settembre nell’Aula Magna, con l’ultima lectio magistralis del rettore Nicola Leone, che chiuderà un mandato di innovazione e apertura al territorio. Ospite d’onore sarà il professor Orazio Attanasio, economista di fama mondiale da Yale, che da ottobre 2025 sarà professore ordinario di Economia Politica ad Arcavacata, rafforzando il prestigio internazionale dell’ateneo.
UniCal non è solo un’università: è il sogno di Andreatta divenuto realtà, un baluardo contro le difficoltà della Calabria, un ponte verso il mondo e verso il futuro, come immaginava Marcello Walter Bruno in un video degli anni ‘90. In un’epoca di AI e sfide globali, continuiamo a credere in lei, per una regione che merita di sbocciare.
*documentarista