Unical, gli studenti di Pedagogia dell’Antimafia incontrano lo scrittore Martinelli

Al centro dell’iniziativa, che si realizzerà on line, il linguaggio didattico della Scuola di don Milani

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di Redazione
26 novembre 2020
11:12
L’Università della Calabria
L’Università della Calabria

Importante iniziativa educativa all’Università della Calabria nell’ambito del decimo anno del progetto Pedagogia dell’Antimafia, nato il 23 maggio 2011 all’interno della vecchia Facoltà di Lettere e Filosofia e oggi attivo presso il Dipartimento di Culture, Educazione e Società diretto dal professor Roberto Guarasci.

Si terrà domani, venerdì 27 novembre, un incontro online tra Edoardo Martinelli, allievo di don Milani e coautore di “Lettera a una professoressa” e gli studenti del Laboratorio di Pedagogia dell’Antimafia, insegnamento attivo nel Corso di Studio Unificato in Scienze dell’Educazione e Scienze Pedagogiche dell’Unical, coordinato da Mario Caligiuri.


Il webinar inizierà alle 19:00 e sarà trasmesso dalle pagine facebook e youtube dell’emittente televisiva Calabria News 24.  Edoardo Martinelli, che sarà introdotto da Giancarlo Costabile, discuterà gli aspetti nodali dell’esperienza educativa e didattica della Scuola di Barbiana, soffermandosi soprattutto sull’idea chiave della disobbedienza civile, categoria fondamentale del progetto di resistenza alle mafie attivo all’interno del percorso didattico di Scienze dell’Educazione. Edoardo Martinelli e Giancarlo Costabile sono tra i fondatori del gruppo Barbiana 2040, percorso nazionale che raggruppa numerose scuole del Paese interessate ad applicare la metodologia della Scrittura Collettiva, linguaggio didattico della Scuola di don Milani.

 

«Edoardo Martinelli – scrive Giancarlo Costabile – è tra gli esiti più vivaci e coerenti della proposta pedagogica del Priore di Barbiana. Il tentativo di attualizzare la Scrittura Collettiva in una terra come la Calabria rappresenta una proposta metodologica concreta nella costruzione di una cultura della cittadinanza attiva e dei diritti di prossimità umana continuamente messi in discussione alle nostre latitudini. Fare antimafia – conclude Costabile – significa in questa prospettiva dar vita a un grande soggetto collettivo dell’educazione pubblica in grado di aggredire e destrutturare quella mentalità della subalternità e dell’inginocchiatoio, terreno di coltura della “società mafiogena”».

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