Archeologia

Zungri, l’Unical pronta a collaborare per valorizzare le antiche grotte

Si lavora per la stesura di un progetto in grado di promuovere l’Insediamento rupestre. Il professor Paoletti: «Bisogna fare rete con il patrimonio diffuso dell’intero territorio»

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di Giusy D'Angelo
11 febbraio 2022
19:40
Grotte di Zungri
Grotte di Zungri

Il rilancio del territorio parte dalla promozione delle proprie ricchezze, da una programmazione attenta delle risorse, dalla comunicazione esterna delle proprie unicità. Zungri e il suo insediamento rupestre da anni lavorano in questa direzione aggiungendo di volta in volta tasselli importanti al recupero della storia e identità locale. In tale contesto s’inserisce il progetto di collaborazione tra la Città di pietra e la realtà universitaria Unical. Sull’argomento è intervenuto il professor Maurizio Paoletti, docente ordinario di Archeologia classica presso il Dipartimento di Cultura, educazione e società.

La collaborazione Zungri-Unical

Il progetto, tiene a precisare il professor Paoletti, è in una fase preliminare ma ci sono tutti i presupposti per imbastire un piano di valorizzazione del Parco archeologico-naturalistico meglio noto come Insediamento rupestre degli “Sbariati”: «Negli anni il sito – ha evidenziato – ha avuto importanti risposte di pubblico. Con il Comune (rappresentato dal sindaco Franco Galati), Parco e Museo (la cui direzione è affidata alla direttrice Maria Caterina Pietropaolo), Soprintendenza e Università si possono trovare forme di collaborazione in grado di risaltare l’aspetto culturale e anche turistico. Entro la primavera si muoveranno i primi passi».


Le grotte degli Sbariati

L’insediamento si trova nell’immediata periferia del centro storico di Zungri, in località Fossi, sul costone esposto a sud-est della valle della Fiumara Malopera. L’agglomerato di case-grotte sembra risalire al X-XII secolo e l’intera area viene riconosciuta con il nome di “Valle degli Sbariati” (monaci venuti dall’Oriente, presumibilmente primi abitanti del sito).

L’area è attualmente composta da un centinaio di grotte, di varie dimensioni e forme, occupa una superficie di circa 3000 mq ed è considerato un caso unico a livello regionale. Tant’è che Zungri viene spesso indicata come “La Città di pietra” o la “piccola Matera di Calabria”: «Conosco il sito con l’occhio disincantato dell’archeologo. Ho avuto modo di studiarlo, di capirne la bellezza e il fascino ma soprattutto – aggiunge il professor Paoletti - l’importanza scientifica grazie anche agli strumenti offerti dalla tecnologia».

L’insediamento di Zungri e gli sviluppi futuri

In merito agli sviluppi futuri delle grotte, l’archeologo non ha dubbi: «Il sito ha già importanza di per sé ma ha possibilità di crescere se inserito in una rete, se si fa sistema con il resto del territorio. Oggi – aggiunge il docente Unical – il turista non si muove solo per visitare un insediamento ma si aspetta di visitare un intero comprensorio. Il valore non sta nel singolo ma nella riscoperta del territorio. La somma di tanti piccoli tesori ha i suoi vantaggi perché consente al visitatore di fermarsi più giorni». Da qui la necessità di promuovere ancora di più Zungri sul digitale «mostrando il patrimonio diffuso» dell’intera provincia vibonese. E non solo.

La figura umana e professionale di Solano

Un ultimo passaggio è stato dedicato alla figura di Achille Solano, originario di Nicotera, primo degli studiosi ad aver compreso l’importanza storico-archeologica dell’Insediamento rupestre degli Sbariati.

Recentemente la cittadina del Poro ha conferito alla sua memoria la cittadinanza onoraria: «Era innamorato del passato della Calabria e aveva battuto palmo a palmo tutto il comprensorio. Capì il valore di Zungri con gli occhi innamorati di un archeologo locale, fuori dai ranghi. Fu uno studioso – sottolinea il professor Paoletti – dalle grandi intuizioni. Commise anche errori ma questo lo rese ancora più umano. Un vero scienziato sbaglia e chi dice il contrario non ha capito cos’è la scienza». Solano intuì anche le trasformazioni plurisecolari delle grotte: «Creò i presupposti per la ricerca e si diede da fare in prima persona. Si rimboccò le maniche e mosse mari e monti per Zungri». Non a caso da quel momento la Città di pietra rientrò a pieno titolo nella storia che conta.   

 

 

 

 

 

Giornalista
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