La protesta

Aeroporto di Reggio Calabria, i dipendenti Alitalia: «Preoccupa il silenzio di Ita solo su questo scalo»

VIDEO | I dubbi e le richieste dei lavoratori che stamattina hanno animato il sit-in in piazza Italia: «Vogliamo continuare a lavorare, chiediamo che la politica si attivi per farci avere delle risposte sul nostro futuro e su quello della struttura»

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di Anna Foti
29 settembre 2021
16:26

«Non abbiamo alcuna certezza sul futuro della nostra occupazione e del nostro aeroporto, dato il silenzio di Ita che si è pronunciata su tutti gli scali in cui opererà dal prossimo 15 ottobre tranne che su quello reggino. Questo ci preoccupa molto e chiediamo che la politica si attivi affinché Ita parli e ci dica qualcosa, di positivo o di negativo, purché non resti in silenzio. La battaglia non dovrebbe essere solo nostra ma di tutta la città che rischia di vedere ancora più affossato il suo aeroporto. Conosciamo bene le criticità dello scalo e confidiamo nella presa in carico da parte della politica anche per migliorare la situazione nel complesso e nell’interesse comune di tutti». Così Gianluca Costantino, dipendente Alitalia da ventidue anni e rappresentante sindacale Uil Trasporti, ha spiegato le ragioni che hanno spinto stamane 40 dipendenti Alitalia, che operano presso l’aeroporto Tito Minniti di Reggio Calabria, ad animare un sit-in in piazza Italia. Si sono mobilitati, con il sostegno dei sindacati Cgil, Uil e Ugl, dinnanzi alla Prefettura e alle sedi di Comune e Città Metropolitana, appellandosi alla politica e chiedendo il sostegno della cittadinanza.

Ita tace in uno scalo già in bilico

Dalla metà del mese di ottobre, la nuova compagnia di bandiera Ita (Italia Trasporto Aereo) subentrerà ad Alitalia con i propri vettori anche nello scalo dello Stretto, la cui attività volativa è già da tempo e, per ora, continuerà ad essere, ridotta ormai ai minimi termini. In assenza di interventi, e con uno scalo reggino così compromesso, Ita potrebbe non avvalersi del personale oggi in forze per il quale la prospettiva sarebbe quella della cassa integrazione a zero ore.


«Noi non vorremmo andare in cassa integrazione ma vorremmo continuare a lavorare. Riteniamo, inoltre, che questo silenzio nei nostri confronti non deponga bene neppure per l’avvenire dello scalo reggino. È sospetto che Ita abbia parlato con tutti tranne che con noi e ciò alimenta il timore che la stessa compagnia potrebbe non avere intenzioni di radicarsi a Reggio e di fare base stabile e duratura nell'aeroporto. Tant’è vero che ne lascia due e soltanto uno per la stagione estiva», ha sottolineato ancora Gianluca Costantino.

Un silenzio che genera timori

Le preoccupazioni di lavoratori e sindacati si estendono, dunque, anche al futuro dello scalo dove l’incertezza regna sovrana e non solo relativamente al personale che si occuperà dei servizi di assistenza ad aerei e passeggeri finora svolti dai dipendenti Alitalia.

«Siamo in una situazione di totale precarietà che mai si evolve in stabilità e continuità», ha spiegato il dipendente Alitalia Giovanni Pansera.

«Chiediamo di continuare a lavorare come facciamo da venticinque anni nello scalo di Reggio Calabria. Siamo quaranta persone con famiglia. Non vogliamo la cassa integrazione ma il lavoro che abbiamo svolto fino adesso in una città che si è sempre disinteressata di un servizio, per altro fondamentale, come quello del trasporto aereo», ha sottolineato Rita Nucera, caposcalo di servizio Alitalia, in azienda da ventiquattro anni.

Politica disinteressata

La protesta è stata anche occasione per sottolineare il declino di uno scalo, che ha conosciuto in passato tempi molto più floridi, e la disattenzione perdurante e colpevole della politica.

«Reggio ha bisogno del suo aeroporto per non essere ancora di più isolata. Io ruoto su tutte le postazioni, biglietteria, check in, gestione volo. Purtroppo lo scalo lavora poco da quanto hanno tagliato tutti i voli. Una volta avevamo fino a dieci voli al giorno Alitalia e c’erano altre compagnie. La concorrenza serve, ma per qualche motivo non vogliono che l’aeroporto sbocci di nuovo», ha evidenziato Valery Giovanardi, dipendente Alitalia.

«Non vogliamo che si arrivi a dover ricorrere agli ammortizzatori sociali ma vogliamo che siano riconosciuti i nostri diritti di lavoratori. Invochiamo anche una forte presenza politica, assente da diverso tempo. Noi percepiamo comunque un grande disinteresse verso la situazione. Anche la città di Reggio sembra avere ormai rinunciato al suo aeroporto. Basta guardare questa piazza dove ci siamo solo noi dipendenti», ha concluso Monica Libri, caposcalo di servizio Alitalia, in azienda da ventitré anni.

Giornalista
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