Non solo Lingua Blu, ora anche l’apicoltura è a rischio nel Crotonese a causa di un parassita: «Settore in ginocchio, l’Asp si attivi»
Per arginare l'emergenza Aethina tumida ogni spostamento delle arnie deve essere sottoposto a verifiche che però vengono espletate con grande lentezza. Il presidente dell’Associazione apicoltori: «Problema burocratico, i veterinari sovraccarichi di lavoro»
Non bastava l'epidemia di Lingua blu nel Crotonese, ora è a rischio anche il settore apistico. L'emergenza è legata all'Aethina tumida (conosciuto come il coleottero degli alveari), un parassita che attacca le produzioni. A lanciare l'allarme è il presidente regionale dell’Associazione apicoltori produttori calabresi, Luigi Albo, che chiarisce come le problematiche denunciate siano soprattutto burocratiche e non sanitarie. Il settore apistico in Calabria, altro ambito agricolo cruciale per la provincia di Crotone dove tra l’altro opera con la sua azienda, si raffronta da sempre con problematiche sanitarie che, soprattutto a livello nazionale, affronta spesso (e bene) a livello di prevenzione.
Lo spostamento delle arnie
«Uno dei principali ostacoli che stiamo affrontando riguarda gli effetti burocratici che nel Crotonese ed in Calabria arrivano dalle corrette misure adottate dopo l’emergenza legata all’Aethina tumida - spiega Luigi Albo – al fine di prevenire la diffusione di questo parassita, anche la normativa regionale (con dgr numero 102 del 29 giugno 2021) ha giustamente imposto che ogni spostamento delle arnie sia soggetto a controllo da parte dei veterinari delle Asp competenti».
«Purtroppo, nell’Asp di Crotone, ma anche nelle altre della regione Calabria -denuncia il presidente regionale del sodalizio di categoria - le tempistiche previste dalla normativa non vengono rispettate. Nonostante la legge imponga un controllo entro tre giorni dalla richiesta dell’allevatore, il ritardo è costante». Albo mostra anche tutta la solidarietà nei confronti dei colleghi allevatori ma, al tempo stesso specifica: «È vero che i veterinari sono spesso sovraccarichi di lavoro, impegnati prioritariamente nel risanamento degli animali di grossa taglia, e la risposta che ci viene fornita è sempre la stessa: appena siamo liberi veniamo, siamo carichi di lavoro».
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«Ritardi assurdi»
Una situazione che Luigi Albo spiega quanto sia pericolosa: «Questi ritardi stanno mettendo in ginocchio il settore apistico, perché è cruciale comprendere che il nostro lavoro è estremamente legato ai cicli naturali, e anche pochi giorni di ritardo possono compromettere l’intera stagione produttiva – andando nello specifico tecnico comunque comprensibile - prendiamo ad esempio la fioritura dell’arancio, che dura solo 15 giorni, se il controllo delle arnie viene ritardato, rischiamo di perdere un’intera produzione, anche perché il controllo sanitario di un’arnia richiede da un esperto dai 10 ai 20 minuti. Ed a nulla importa che noi si sia fuori dal rischio del parassita da cui siamo immuni. I controlli sono giusti ed opportuni, sono i ritardi ad essere assurdi. E se a questo incomprensibile deficit burocratico, si aggiungono - conclude Albo ai nostri microfoni - condizioni le climatiche avverse, come giornate fredde in cui le api non sono attive, le perdite produttive rischiano di diventare davvero insostenibili. Per cui ogni giorno di ritardo nel periodo di fioritura può essere di vitale importanza, anche perché, in molti casi, è necessario rimuovere le api per motivi di sicurezza, ad esempio quando gli agricoltori richiedono la liberazione dei campi per altre attività, ed anche in questi casi, arrivano i ritardi e rinvii nei controlli, che in questi casi, mettono a rischio anche l’incolumità delle persone oltre alla produttività agricola».