Tagli alla Banca popolare di Bari, la Calabria rischia di rimanere con una sola sede

Il piano di sviluppo presentato dai commissari straordinari prevede una riduzione drastica del personale e delle filiali in tutto il Sud. Così, le sette calabresi si ridurrebbero ad una sola

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12 maggio 2020
11:51
La Banca popolare di Bari
La Banca popolare di Bari

Novecento esuberi, pari ad un terzo del personale, chiusura di 94 filiali in cinque regioni, abbandono quasi totale della Calabria: «Il piano di sviluppo presentato dai commissari straordinari della Banca Popolare di Bari ai sindacati non è un progetto di risanamento, ma di liquidazione». Il presidente del Consiglio regionale della Puglia, Mario Loizzo, commenta severamente «le discutibili prospettive di rilancio: ci aspettavamo un disegno realistico di consolidamento, non una ritirata dai territori e una dichiarazione di resa». Per il presidente Loizzo è «assurdo e intollerabile scaricare sui lavoratori la cattiva gestione dei vertici della Banca. Riorganizzare, ridurre sprechi, razionalizzare, non significa tagliare i dipendenti, dismettere sportelli, spostare il personale da una sede soppressa ad una sopravvissuta. Per non dire delle esternalizzazioni di alcune attività, che i commissari non hanno ancora precisato nel dettaglio».

 


 Sui 2.642 “bancari” in organico sono 900 gli esuberi annunciati, oltre alla chiusura di 94 sedi, che cancellerebbe il 21% delle filiali in Basilicata, il 23% in Campania, il 40% in Abruzzo, il 53% nelle Marche, l'85% in Calabria (le 7 calabresi si ridurrebbero ad una sola).

 

Il presidente del Consiglio regionale pugliese sollecita il Governo centrale ad intervenire, per trovare - tanto più in un contesto di crisi drammatica del Paese, piegato economicamente dalle chiusure imposte dall'emergenza sanitaria Covid-19 - «la soluzione di un dissesto che non è stato provocato né dai lavoratori né dai risparmiatori. Non possono essere i primi a pagare, il risanamento dei conti di un istituto di credito non può esaurirsi in una condanna a morte per i dipendenti e in una desertificazione finanziaria del territorio, proprio nel momento in cui le banche dovranno esercitare un ruolo determinante, per assicurare prestiti e liquidità ad un'economia 'infettata' dal virus e avviata ad una precaria convalescenza», ricorda infine Loizzo.

 

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