La carica dei lavoratori invisibili in Italia. Calabria prima: sono 146mila gli irregolari

L'incidenza percentuale del valore aggiunto da lavoro irregolare sul Pil regionale si attesta al 9,9 per cento. A rivelarlo le stime della Cgia di Mestre per la quale sarebbe utile ripristinare i voucher per contenere il fenomeno

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di Redazione
7 luglio 2018
11:02

In Italia ci sono 3,3 mln di "lavoratori in nero": generano 77,3 mld di fatturato in nero annui, levano al fisco 42,6 miliardi cioè oltre il 40% dell'evasione di imposta annua stimata dal Mef. Lo rileva la Cgia di Mestre per la quale è utile ripristinare i voucher per contenere il fenomeno. Prima è la Calabria con 146mila 'irregolari', ma un'incidenza percentuale del valore aggiunto da lavoro irregolare sul Pil regionale del 9,9% - quasi il doppio del dato medio nazionale (5,2%)- e che si traduce in 1,6 mld di mancate entrate per lo Stato. Poi Campania che con 382.900 irregolari "produce" un Pil in "nero" che pesa su quello ufficiale per l'8,8% e meno 4,4mld per lo Stato. Terza la Sicilia: 312.600 irregolari e un peso dell'economia sommersa su quella complessiva dell'8,1% (meno 3,5 mld per lo Stato): 199.400 lavoratori in nero per 5,2 mld di euro di valore aggiunto sommerso (3,8% Pil regionale) che levano al fisco 2,9 mld.

«Il sommerso un paracadute»

«Nel Sud, ad esempio, dove la presenza è diffusissima - afferma il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo - possiamo affermare che il sommerso è anche un vero e proprio ammortizzatore sociale. Sia chiaro, nessuno vuole giustificare il lavoro nero legato a doppio filo con forme inaccettabili di caporalato, sfruttamento e mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro. Tuttavia, quando queste forme di irregolarità non sono legate ad attività controllate dalle organizzazioni criminali o alle fattispecie appena richiamate, costituiscono, in momenti difficili, un paracadute per molti disoccupati o pensionati che altrimenti non saprebbero come conciliare il pranzo con la cena. Spesso si tratta di lavoratori dipendenti che fanno il secondo o il terzo lavoro, cassaintegrati o pensionati che arrotondano le magre entrate o disoccupati che, in attesa di rientrare nel mercato del lavoro, sopravvivono grazie ai proventi riconducibile a un'attività irregolare».


Reintrodurre i voucher e abbassare le tasse

Per contrastare questo fenomeno la reintroduzione dei voucher potrebbe essere una prima risposta. «I voucher - afferma il segretario della Cgia, Renato Mason - erano stati concepiti dal legislatore per far emergere i piccoli lavori in nero. Se in alcuni settori c'è stato un utilizzo del tutto ingiustificato di questo strumento, paradossalmente il problema dei voucher non è ascrivibile al loro eccessivo ricorso, ma, al contrario, per essere stati impiegati pochissimo in particolar modo al Sud, dove la disoccupazione e' molto elevata e l'abusivismo e il sommerso hanno dimensioni molto preoccupanti. Eliminarli, quindi, è stato un errore. Pertanto, vanno assolutamente reintrodotti, in particolar modo nell'agricoltura, nel turismo, nei settori dove e' forte la stagionalita' e tra le micro imprese artigiane». 


Oltre ai voucher, per contrastare questo fenomeno, conclude la Cgia, c'e' la necessità «di abbassare le tasse e i contributi previdenziali, di ridurre il carico amministrativo e di incentivare le misure dissuasive e di stimolo all'emersione, sostenendo, soprattutto, l'attivita' di controllo eseguita dagli organi preposti. Senza contare, infine, che e' necessario mettere in campo una grande operazione educativa in tutti gli ambiti sociali per promuovere la cultura della legalità».

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