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Call center Abramo, la Cgil: «Si rischia la tragedia sociale per mille famiglie». La politica cerca una soluzione che non arriva

Lunedì lavoratori e sindacati protesteranno davanti alle Prefetture di Catanzaro, Cosenza e Crotone. Sul tavolo del ministro Urso l’ipotesi di assorbire gli addetti nella pubblica amministrazione: per ora nessun annuncio ufficiale

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di Redazione Economia
16 marzo 2024
13:36

L’ipotesi di una soluzione – il ricollocamento dei lavoratori nella pubblica amministrazione – non ferma la protesta. Come annunciato, lunedì 18 marzo i lavoratori di Abramo Customer Care, Ennova, Gruppo Distribuzione e Konecta, sostenuti dalle sigle sindacali, sciopereranno contro la decisione, da parte di Tim, di ridurre loro i volumi di traffico attualmente gestiti.

Contestualmente, a partire dalle 10,30 si terranno dei sit-in di protesta davanti alle prefetture di Catanzaro, Crotone e Cosenza. Un percorso di mobilitazione iniziato da mesi, dopo anni in cui la precarietà è stata il tratto distintivo di un comparto i cui destini sono appesi a commesse da rinnovare e alle bizze della new economy.


In due parole: montagne russe. Lo sottolinea la Slc-Cgil che sarà in piazza assieme ai lavoratori: «Sono stati anni burrascosi per le aziende che hanno gestito le commesse del customer care di Tim, un’azienda che da ex-monopolista di Stato è stata negli anni abbandonata al mercato senza alcun criterio né tutela e che ha quindi trasformato radicalmente la propria mission».

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Lo Stato abbandona, i dipendenti ne pagano le conseguenze: «A subire le ricadute più pesanti della politica di riduzione dei costi di Tim verso i propri outsourcer, è stata proprio la Abramo Cc, all'epoca (2018) suo primo partner commerciale, che ha visto erodere il suo fatturato da circa 80 milioni nel 2017 a soli 18 milioni del 2023».

Alla progressiva contrazione del fatturato si è aggiunta, ai primi di dicembre, una nuova mazzata: la comunicazione di Tim alla Abramo Customer Care in amministrazione straordinaria che non sarebbe stato rinnovato il contratto di fornitura dei servizi consumer sui quali erano impiegate poco meno di 500 persone: 493 per la precisione.

Oltre a queste, «rischiano il posto di lavoro altri 500 impiegati nelle attività business», specifica la Cgil.  I sindacati hanno ottenuto una proroga fino al prossimo 30 giugno, data prevista per la fine della commessa Tim, ma il futuro è denso di ombre e la mobilitazione necessaria.

Con la protesta i lavoratori, la Slc Cgil e le altre sigle sindacali «chiedono di sostenere le rivendicazioni delle parti sociali e dei lavoratori, al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e gli impatti sociali nelle aziende del settore e di sollecitare l'apertura di un tavolo di crisi permanente per la vertenza della ex Abramo CC, al fine di scongiurare una tragedia sociale che impatterebbe su oltre 1000 lavoratori e le loro famiglie nelle provincie di Catanzaro Cosenza e Crotone».

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L’ipotesi di Orsomarso: «Una soluzione che renda più produttiva la pubblica amministrazione»

Nei giorni scorsi la politica ha agitato una possibile soluzione per i mille dipendenti in bilico. È stato il senatore di Fratelli d’Italia Fausto Orsomarso a riferire che «sulla vertenza dei call center si va verso una soluzione che punti a riqualificare la funzione dei lavoratori e a rendere più produttiva la pubblica amministrazione». L’ex assessore regionale ha parlato di «lavoro silenzioso fatto con i tavoli coordinati egregiamente dal ministro (delle Imprese e del Made in Italy, ndr) Urso per giungere alla soluzione più innovativa e produttiva di un tavolo di crisi, rilanciando con intelligenza verso la creazione di nuovo lavoro vero per tanti calabresi». L’ipotesi è quella di “ricollocare” gli addetti nella pubblica amministrazione. Al momento, però, l’annuncio ufficiale dell’intesa non è arrivato. In attesa di novità da Roma si riparte lunedì dalla mobilitazione di piazza.

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