Crisi economica, in cassa integrazione quasi 8mila artigiani calabresi

VIDEO | Oltre 3mila le imprese artigiane costrette a chiedere la cig. I dati diffusi dal presidente dell’Ente bilaterale artigianato Calabria, Giovanni Aricò: «Lavorate migliaia di domande per garantire fondi ai lavoratori e alle loro famiglie»

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di Redazione
15 maggio 2020
12:30

Ben 3mila imprese artigiane costrette a chiedere la cassa integrazione, 7.837 lavoratori a cui sono stati liquidati quasi cinque milioni di euro di assegno Covid 19 con un ulteriore impegno di un milione e mezzo di euro di contribuzione correlata. Sono numeri drammatici e corposi quelli diffusi dal presidente dell’Ente bilaterale artigianato Calabria (Ebac) Giovanni Aricò e che raccontano i danni incalcolabili subiti dal settore. L’ente che gestisce le prestazioni erogate dal Fondo di solidarietà bilaterale artigianato spiega che non solo parrucchieri e centri estetici, ma tutte le attività artigianali sono rimaste seriamente colpite dal fermo lavorativo.

Le difficoltà degli artigiani

Anche chi ha avuto la fortuna di poter rimanere aperto o ha subito un fermo di qualche settimana rispetto ad altri, quali i riparatori di autoveicoli, riparatori di gomme o i manutentori di impianti, non ha potuto fronteggiare gli ostacoli dettati dalla mancata presenza di clientela. Un importante aiuto è arrivato a imprese e lavoratori dalla cassa integrazione erogata dal Fondo Fsba tramite gli enti bilaterali regionali.


«La decisione del governo di affidarsi al Fondo Fsba per il comparto artigianato, si è dimostrata una scelta vincente, che ha consentito tempi celeri - afferma il presidente Aricò - infatti il sistema ampiamente collaudato, in piedi ormai dal 2015, ha consentito ai lavoratori dell’artigianato di essere tra i primi a ricevere la cassa integrazione in quanto il fondo aveva a disposizione risorse proprie accantonate per i periodi di emergenza  che sono state messe immediatamente a disposizione delle imprese e dei lavoratori senza dover attendere l’arrivo dei fondi pubblici come invece avvenuto per altri comparti».

I pagamenti della cassa integrazione

Così già dai primi giorni di aprile si sono potute pagare le casse integrazioni di marzo ed entro il trenta aprile la Calabria è stata tra le prime regioni a pagare tutte le domande che erano pervenute celermente. «L’Ebac - continua Giovanni Aricò -  si è trovato a gestire in pochi giorni migliaia di richieste, ma la struttura coordinata da Confartigianato Cna Casartigiani e Cgil, Cisl, Uil, ha risposto prontamente anche grazie ad una fitta rete di sportelli territoriali che hanno fornito per dieci ore al giorno, assistenza a imprese e professionisti di tutto il territorio. La presenza radicata nelle varie provincie, degli sportelli Confartigianato Cna Casartigiani e delle sedi periferiche di Cgil, Cisl e Uil - dice -  ha consentito ampia assistenza e tempestività per la firma degli accordi sindacali di sospensione».  

Misure per l’artigianato

«Continuano ad arrivare – afferma Michele Gigliotti, vicepresidente di Ebac ed esponente della Cisl Calabria - domande per il mese di marzo, molte sono le imprese che per errore si sono inizialmente rivolte alla Regione per accedere alla cig in deroga, strumento previsto solo per i settori sprovvisti di ammortizzatori sociali». L’ufficio di presidenza di Ebac auspica che il Governo nel decreto che si appresta a emanare, prosegua sulla linea intrapresa, continuando a stanziare adeguate risorse per il comparto artigiano. 

«Se da un lato - affermano Aricò e Gigliotti - si dice che si estenderà la cassa integrazione sino a ottobre, dall’altro  occorre dare riscontro con i fatti con gli opportuni stanziamenti e riversare le risorse in tempi celeri per evitare che i lavoratori subiscano i ritardi che altri settori hanno purtroppo registrato con conseguenti ripercussioni sulle loro famiglie che accrescerebbe inevitabilmente il disagio sociale. Anche perché - osservano -  l’artigianato in Calabria, rappresenta il 30% del sistema produttivo e lasciare il settore senza ulteriori tutele, vorrebbe dire portare alla chiusura totale miglia di attività».

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