Castrovillari, Confartigianato: «Crisi appena iniziata. 20 aziende su 100 a rischio»

VIDEO | Daniele Aronne, responsabile dei servizi Confartigianato imprese Cosenza: «C'è bisogno di liquidità. Chi ha chiuso per la pandemia come pagherà le tasse?»

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di Vincenzo Alvaro
14 gennaio 2021
12:00

Di sicuro il livello della crisi «è alto» ed i suoi effetti potrebbero manifestarsi da qui a breve. Perchè se è vero che ancora presso la sede di Confartigianato a Castrovillari nessuna impresa ha ancora dichiarato la chiusura il rischio che da qui a breve questo si concretizzerà è molto alto. Lo afferma Daniele Aronne, responsabile dei servizi Confartigianato imprese Cosenza, che dall'osservatorio del Pollino teme di vedere cadere sotto i colpi della crisi «almeno venti, venticinque aziende su 100 dei nostri assistiti».

Un effetto moltiplicatore che riguarderà anche il dato occupazionale di questo territorio con una media di almeno due dipendenti per azienda che decideranno di abbassare la saracinesca. Non è solo «il livello economico» ad aver fiaccato gli imprenditori ma anche quello «psicologico» perchè in molti avvertono «tantissimo il fatto di vedersi aperte e chiuse le proprie botteghe di continuo»: una procedura che «porta via una sorta di equilibrio mentale all'imprenditore» dice senza mezzi termini il responsabile di Confartigianato.


I settori più colpiti dalla crisi

In questo anno di pandemia quello dei servizi è il settore «meno danneggiato» anche se comunque ha «subito una riduzione del fatturato sostanziale» dovuta al fatto che spesso le persone non sono uscite di casa. Ed anche se è «vero che il governo ha stanziato parecchi incentivi, anche in Calabria sono state erogate diverse somme di aiuti attraverso i vari bandi, è pur vero che ricevo telefonate quotidianamente di aziende che non hanno ricevuto ancora queste somme».

Tra i settori più colpiti dai dati impietosi dell'economia in crisi di sicuro le categorie di spettacolo e cinema, e poi ristoratori, bar, pasticceria, centri estetici che nonostante fanno parte dello stesso settore dei parrucchieri più volte si sono visti chiudere dai decreti emergenziali. Per questo come associazione a livello nazionale Confartigianato ha chiesto di «evitare questa suddivisione anche per quanto riguarda gli aiuti in base ai codici Ateco ma regolarsi - aggiunge Aronne - in base ai cali di fatturato dell'attività. Perchè anche se un'attività ha tenuto aperta la serranda ma non ha ricevuto pubblico perchè la gente non è uscita, comunque non ha guadagnato nulla»

Richiesta di liquidità

Per risalire la china della crisi che si attende difficile ancora per molto tempo quel che serve ora è la «liquidità, la gente ha bisogno di questo». Mentre in primo momento (da marzo fino a luglio) le banche hanno erogato tantissima liquidità «evitando di fare controlli per il merito creditizio, negli ultimi mesi dell'anno sono entrati nel merito creditizio nonostante abbiamo una garanzia del 100% dello Stato per tanto in questo modo non si riesce ad aiutare le imprese, perchè i volumi di affari delle nostre realtà sono esigui pertanto non si riesce a volte ad effettuare richieste per aiutare una impresa». Quel che è inaccettabile è che una «impresa chiusa per la pandemia debba indebitarsi per far fronte alle tasse». Secondo Aronne sarebbe stato meglio dare meno ristori e «detassare le imprese per tutto l'anno e non far pagare i contributi». Perchè il rischio è che ora che sbloccheranno le cartelle esattoriali le imprese «come le pagheranno?».

Creare lavoro ed occasioni di ripartenza

Altra nota dolente è il blocco dei licenziamenti che da un lato penalizza le imprese che non potendo retribuire i dipendenti perchè in crisi sono obbligate a metterle in cassa integrazione complicando la vita «ad aziende e lavoratori». Oggi non servono più aiuti perchè «vivere di assistenzialismo non è bello per gli imprenditori» ma occorre «creare lavoro, attraverso investimenti» che possano «sviluppare economia anche su altri comparti». Una speranza che deve diventare quanto prima una induzione di ripresa con investimenti «su sanità e infrastrutture» dice Aronne che possano rende «il Sud competitivo al pari del nord». L'anno appena iniziato è ancora «in salita» perchè il Covid è ancora presente e i vaccini tardano ad arrivare. «Fin quando persisterà la pandemia avremo sempre un'altalena e la situazione rimarrà stagnante».

 

 

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