Catanzaro, scontro tra poliziotti e questore Di Ruocco: «Clima di caccia alle streghe»

I sindacati chiedono l’intervento dei parlamentari calabresi per fare chiarezza sul disagio evidenziato dagli agenti: «Personale umiliato e delegittimato»

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di Redazione
4 febbraio 2020
10:17
Il questore Amalia Di Ruocco
Il questore Amalia Di Ruocco

Contrasti tra agenti della Questura di Catanzaro e il questore Di Ruocco. È quanto contenuto in una nota dal segretario nazionale della Federazione sindacale di Polizia, Giuseppe Brugnano pubblicata sull'agi:

«I parlamentari calabresi si impegnino a trasferire al ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, la necessità di trovare ogni soluzione adeguata dopo le recenti forti prese di posizione da parte della quasi totalità delle organizzazioni sindacali della Polizia di Stato catanzarese che hanno ancora una volta esternato il disagio dei poliziotti rispetto agli atteggiamenti del questore Amalia Di Ruocco».


 

Clima teso tra poliziotti e questore

Chiesto l’intervento della deputazione calabrese «per risolvere il difficile rapporto tra i poliziotti e lo stesso questore di Catanzaro. Sotto la sua dirigenza, che si perpetua da più di tre anni – aggiunge Brugnano - si sono progressivamente logorate le essenziali forme di saggezza, moderazione e stima reciproca che animano non solo i rapporti gerarchici, ma soprattutto quelli più propriamente umani. Ad eccezione della sparuta pattuglia dei tirapiedi di turno, la Questura e i commissariati sono immersi ormai da tempo in un clima di caccia alle streghe che umilia il personale e delegittima i profili dei funzionari».

 

In più il segretario nazionale ha segnalato i «numerosi dirigenti sindacali che hanno dovuto lasciare il proprio incarico, trasferiti di imperio per avere difeso i diritti dei poliziotti», così come, prosegue,  «sono diversi i poliziotti di ogni ruolo e grado, ad iniziare da dirigenti e funzionari per finire al ruolo degli agenti che sono stati posti nelle condizioni di non potere più lavorare serenamente».

 

Brugnano ha anche chiesto come sia possibile che «il capo della Polizia e i vertici dell’amministrazione continuino a negare un serio problema, riabilitando ciclicamente un alto funzionario dello Stato su cui ricade interamente la responsabilità dello sfacelo che esiste nelle articolazioni da lei dirette. Non è possibile che si diventi complice con il far finta di non vedere e sentire, o addirittura con l’avvallare – dichiara – di certi comportamenti irrazionali, fuori dal tempo e senza il senso dell’istituzione».

 

Contenziosi amministrativi che alimentano inimicizie

La Federazione Sindacale di Polizia ritiene che «rendersi complici di questa gestione, e non porvi urgentemente riparo, significa mancare di rispetto non solo alle organizzazioni sindacali, ma soprattutto a coloro i quali, nonostante tutto, tirano ancora la baracca. Sono costoro che vanno onorati ogni giorno ma sono anche coloro che sono più a rischio. Perché in questa scellerata gestione costoro sono costantemente esposti al “tiro diretto” del questore che si arroga il diritto di conoscere tutto e tutti, che falcidia i rapporti informativi dei suoi dipendenti distruggendo il giudizio dei dirigenti, travolgendolo e portando alla mortificazione costante il personale.

 

Inducendo poi questo ad uno snervante e logorante tentativo di opposizione con il moltiplicarsi di conteziosi amministrativi che alimentano sempre più livore, astio, inimicizia e scarsissima voglia di lavorare. Perché lavorare in certe condizioni oltre che improduttivo è anche pericoloso». Il segretario nazionale dell'Fsp Polizia di Stato ha, quindi, chiesto ai parlamentari di verificare «se questo clima può essere sano. E ci dica se può essere terreno di coltura di gravi esternazioni cui si può essere costretti. Ci aiutino ad aprire un confronto serio con i vertici della nostra Istituzione, consapevoli che occorre difendere i difensori del popolo».

 

 

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