Confisca Radi Palmi, il fallimento dell'azienda è anche quello dello Stato

L'azienda leader nella raccolta rifiuti è stata in amministrazione controllata dal 2013 alla fine del 2018 quando è stata chiusa. Circa cento operai hanno perso il lavoro e i tentativi da parte del sindacato per riaprirla non hanno trovato l'appoggio di istituzioni e politica

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di Francesco Altomonte
14 febbraio 2020
06:44
La Radi di Palmi
La Radi di Palmi

Lo Stato subentra nella gestione dell’azienda dopo la confisca alla ‘ndrangheta e quell’azienda da lì a poco fallisce. Troppo spesso, infatti, piccole e grandi realtà imprenditoriali nella nostra regione vanno a gambe all’aria a seguito della gestione commissariale. La Ra.Di. di Palmi, prima della confisca all’imprenditore Carmelo Ciccone, era una delle aziende leader della raccolta rifiuti nella provincia reggina e all’epoca vantava un centinaio di dipendenti tra operai e personale amministrativo. Nel giro di qualche anno tutti hanno perso il lavoro.

 


Sforzi inutili per salvare l'azienza

A nulla sono valsi gli appelli alle istituzioni e alla politica da parte dei lavoratori e del sindacato. «Radi è solo uno dei casi nei quali il sindacato – spiega Giuseppe Valentino, segretario regionale della Filcams-Cgil – cerca di dare delle risposte alle richieste di lavoro che giungono con forza dai territori calabresi. La controparte, è chi dovrebbe occuparsi di tutelare il diritto al lavoro e invece lo affossa».

 

I licenziamenti

Gli ultimi 32 operai sono stati licenziati nel dicembre 2018, subito prima del fallimento. Da allora la Filcams-Cgil le ha tentate tutte per carcere di fare riaprire l’azienda, ma tutti gli sforzi si sono rivelati vani davanti all’indifferenza di politica e istituzioni. «Abbiamo incontrato i custodi giudiziari di Radi – ha aggiunto il sindacalista – e le istituzioni che ci hanno risposto. Ma soprattutto abbiamo incontrato un muro di gomma. La politica si è dimostrata miope che non ha convocato tavoli di trattativa nei quali avremmo chiesto come unica contropartita di assicurare il lavoro a chi lo aveva perso in caso di vendita della Radi e dell’impianto».  

 

Situazione intollerabile

Il sindacato chiedeva allo Stato, quindi, solo di dare speranza ai lavoratori di un territorio depresso dal punto di vista economico, lanciando così un segnale forte a un settore nel quale gli appetiti della criminalità organizzata sono fortissimi. «La denuncia che vogliamo fare – sottolinea – è che non si può tollerare che quando lo Stato arriva a gestire delle aziende il lavoratore perde».

 

L'appello

Valentino lancia un appello alla Regione, all’Ato di Reggio Calabria e alla città metropolitana per riaprire il dialogo mettendo in evidenza l’importanza di un impianto come quello di Ra.Di., per aiutare a uscire da una continua gestione emergenziale del ciclo dei rifiuti. «In piena emergenza rifiuti – ha attaccato il segretario della Filcams Calabria - si favoriscono altre logiche che noi conosciamo. Se si preferisce mantenere questo profilo del governo delle istituzioni, allora si deve capire che si sta da un’altra parte e non da quella della legalità».

  

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