A Crotone la protesta dei commercianti, consegnate le chiavi dei negozi

Inizio Fase 2 nel segno della mobilitazione. I negozianti chiedono il rinvio dei pagamenti dei tributi locali: «Noi non abbiamo ammortizzatori sociali, costretti al fallimento e alla chiusura se le cose non vanno bene»

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di Redazione
4 maggio 2020
12:33
Attività chiuse (foro ansa)
Attività chiuse (foro ansa)

La fase due a Crotone è iniziata con la protesta di diverse decine di esercenti di attività commerciali e artigiane davanti al palazzo comunale. Se la chiusura dei loro esercizi che va avanti ormai da due mesi ha avuto un costo economico notevole, ancora più pesante - dicono i commercianti - sarà quello da sostenere per la riapertura alla luce delle tante prescrizioni da rispettare come la frequente sanificazione dei locali, il rispetto del distanziamento sociale, l’adozione di misure di protezione personale. Senza contare, ed è questo il punto cruciale della mobilitazione, i tributi locali da pagare entro la fine del mese. Costi che gli esercenti non sono in grado di sostenere e per questa ragione continueranno a tenere le serrande abbassate.

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La protesta dei negozianti di Crotone

Malgrado l’ordinanza della Regione Calabria, infatti, anche questa mattina negozi, bar e ristoranti sono rimasti chiusi mentre, al contrario, le strade cittadine hanno ricominciato a popolarsi di persone. Circa cinquanta esercenti si sono ritrovati spontaneamente in piazza Resistenza, davanti al municipio, chiedendo il rinvio del pagamento dei tributi locali come l’Imu ma anche l’occupazione di suolo pubblico ed hanno consegnato simbolicamente le chiavi dei loro esercizi commerciali.

«Noi siamo le partite Iva di Crotone – afferma il comitato aziende artigianato commercio e pubblici servizi che si è costituito spontaneamente – e questa è una manifestazione pacifica che serve a contenere la rabbia. Una rabbia fortissima che comprende paura, disperazione, incertezza e disperazione. Noi siamo padri di famiglia, siamo uomini e donne che lavorano 12 ore al giorno rischiando tutto, non abbiamo ammortizzatori sociali, noi abbiamo solo il fallimento e la chiusura se le cose non vanno bene. Siamo l’80% dell’economia italiana e siamo l’unica fonte occupazionale del territorio. Noi siamo l’economia, siamo nati imprenditori e moriremo lottatori se non ci ascolterete». 

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