Porto di Gioia, nulla di fatto nel vertice in prefettura: esuberi confermati

 L'azienda terminalista ha confermato la propria intenzione di procedere con ulteriori tagli. Il prefetto Michele Di Bari prova la carta di un nuovo incontro al ministero per le Infrastrutture

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di Giovanni Verduci
13 febbraio 2019
13:13

Due giorni di trattative al tavolo della Prefettura di Reggio Calabria non sono bastati per trovare una soluzione, anche temporanea, alla grave crisi che sta investendo lo scalo portuale di Gioia Tauro.

L’azienda terminalista, infatti, ha annunciato che non recederà dalla sua intenzione di avviare una nuova procedura di licenziamento collettivo. Per la Medcenter il calo di movimentazione ha raggiunto percentuali insopportabili per la tenuta economica del gruppo e per la prosecuzione del lavoro sulle banchine gioiesi con l’attuale numero di addetti.


Un numero che, per effetto delle sentenze di reintegro emesse dal giudice del lavoro del tribunale di Palmi sui ricorsi presentati dai 297 lavoratori che erano stati licenziati nel 2017 e collocati nell’agenzia per il lavoro portuale, dovrebbe ritornare ad essere cospicuo.

Il vertice reggino ha messo, ancora una volta, in evidenza la frattura insanabile esistente fra le due aziende che operano presso lo scalo portuale di Gioia Tauro. Davanti alle aperture operative che sarebbero state palesate da Msc, infatti, si è registrata la netta chiusura dell’azienda terminalista.

In questa fase senza un passo indietro di Medcenter non si potrà trovare una soluzione concreta alla vertenza. La situazione appare insostenibile. Le organizzazioni sindacali di categoria che hanno preso parte agli incontri in Prefettura sono preoccupate. Il rischio concreto è che i lavoratori scelgano di dare vita a delle proteste spontanee e finiscano per innescare una vera e propria bomba sociale.

Il prefetto Michele Di Bari, che conosce molto bene la vertenza Gioia Tauro, la sua complessità ed i rischi concreti che essa porta in seno, non vuole mollare la presa e si è impegnato ad attivare, nel breve volgere di pochi giorni, un nuovo tavolo di confronto ma questa volta a Roma, nella sede del Ministero per le infrastrutture, chiedendo allo stesso tempo all’azienda di soprassedere sull’avvio della procedura di licenziamento.

 

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