Itticoltura ed energia rinnovabile, ecco la sfida dell’università di Reggio Calabria

VIDEO | Presto al via la sperimentazione in mare del progetto comunitario “The Blue Growth Farm” di cui la Mediterranea è partner

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di Anna Foti
9 marzo 2021
22:55

Itticoltura e produzione di energia rinnovabile, generata da vento e moto ondoso, su piattaforma multifunzionale in mare aperto in cui la sinergia di più funzione produca più valore. Tutto questo al centro di una sfida comunitaria che riconosce nel laboratorio naturale Noel dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, un centro di eccellenza internazionale.

Nelle acque dello Stretto, nel primo ed unico laboratorio naturale di ingegneria marittima al mondo, sta infatti per essere avviata una importante sperimentazione nell’ambito del progetto comunitario “The Blue Growth Farm”. Finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma di ricerca e innovazione Horizon 2020, esso è finalizzato a dare nuovo impulso all'industria della Crescita Blu, puntando su una coltura in mare aperto e in un ambiente più salubre per i pesci. Tratto di innovazione è anche la multifunzionalità della piattaforma, concepita per conseguire la massima valorizzazione della sinergia di più funzioni.


Un progetto altamente innovativo

«La sfida di questo progetto è verificare la fattibilità della realizzazione di una grande piattaforma multifunzionale in mare aperto, capace di resistere alle intemperie e alle mareggiate. Il prototipo aero-hydro di scala 1:15, con lati 10x14 metri e convertitori di energia d’onda WEC, sarà operativo a breve. Si è in attesa del completamento dei collegamenti elettrici che consentiranno anche il funzionamento della turbina, realizzata al Politecnico di Milano, con estremità più alta pari a 10 metri. Esso trasmetterà a terra informazioni poi analizzate al fine di valutare la sostenibilità in mare di simili strutture al vero, con lati nell’ordine di 170-210 metri, una turbina eolica di 10 MW», ha spiegato Felice Arena, docente di Ingegneria Marittima della Mediterranea, direttore del laboratorio Noel e responsabile dell’unità operativa di Reggio Calabria del progetto comunitario “The Blue Growth Farm”.

«La piattaforma al vero consterebbe di locali interni per laboratori manutenzione impianti, ospedale pesce, uffici, silos per cibo e altro. È dunque necessario verificare la fattibilità della struttura stessa. Il mare aperto è altamente sfidante e per garantire la sicurezza e una gestione ottimale della piattaforma multifunzionale è necessario testare, attraverso l'integrazione delle tecnologie del sistema, ipotesi di automatizzazione, di gestione da remoto, nell’ottica di una riduzione dei rischi e di una presenza non più costante del personale in loco. Un risultato da conseguire senza compromettere la sicurezza dei pesci e degli impianti», ha spiegato Fabrizio Lagasco, project manager Rina Consulting di Genova, società coordinatrice del progetto comunitario.

La sperimentazione in mare

Questa sperimentazione, di natura meccanica e della durata di sette mesi, rappresenta il secondo step del progetto ma è il primo eseguito in mare. Il precedente, eseguito nel 2019 presso i laboratori dell’Ecole Centrale de Nantes in Francia, ha avuto luogo in vasca ondogena, su un modello in scala 1:40, quindi più piccolo.

«Un riconoscimento importante a livello europeo per il laboratorio Noel della Mediterranea. Le eccezionali caratteristiche geografiche e meteomarine dello stretto di Messina, dove si realizzano con regolarità stati di mare generati dal vento con altezze significative e periodi di picco rappresentativi in scala di mareggiate mediterranee o oceaniche reali, rende questa area geografica un laboratorio naturale a cielo aperto. Qui è possibile condurre studi, analisi ed esperimenti di notevole interesse scientifico. Ecco perché trent’anni fa il professore Paolo Boccotti, dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, avviò qui le prime sperimentazioni», ha spiegato ancora Felice Arena, docente di Ingegneria Marittima e direttore del laboratorio Noel della Mediterranea.

13 partner europei e tra i sei italiani, due di Reggio Calabria

Il progetto “The Blue Growth Farm” sta coinvolgendo Italia, Francia, Regno Unito, Cipro, Spagna, attraverso partnership accademiche e industriali nell’ambito delle quali l’Italia concorre con sei dei tredici partner totali. Con la società Rina Consulting, che ha il ruolo di coordinatrice del progetto, anche le società Fincosit e Chlamys, il Politecnico di Milano, l’università Mediterranea di Reggio Calabria e lo spin off dello stesso ateneo reggino Wavernergy.it.

Reggio Calabria, in particolare, riveste un ruolo di primo piano per essere la sede del laboratorio in cui la sperimentazione avverrà in natura, grazie alla partnership dell’Università Mediterranea. L’ateneo reggino e il Politecnico di Milano rappresentano due delle quattro università che concorrono al progetto. Le altre due sono l’Ecole Centrale di Nantes in Francia e l’University di Strathclyde di Glasgow in Scozia nel Regno Unito. Di Reggio Calabria è anche la società Wavernergy.it che eroga servizi di ingegneria segnatamente nei settori degli impianti di produzione di energia elettrica da moto ondoso e da fonti di energia rinnovabile in ambiente marino.

Gli altri partner sono Safier Ingegnerie (Francia), Sagro Aquaculture Limited (Cipro), la Scottish Association for Marine Science (Regno Unito), la Fundacion Tecnalia Research & Innovation (Spagna) e Ditrel Industrial (Spagna).

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