Lavoratori in nero nelle campagne del Reggino, oltre 11mila euro di multe a 3 aziende

Negli ultimi 6 mesi, contestate sanzioni per circa 200.000 euro e  200 i lavoratori identificati, molti dei quali risultati irregolari

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26 gennaio 2021
09:28

Continua l’attività di contrasto al caporalato nel Reggino. A San Ferdinando e Laureana di Borrello, i Carabinieri insieme alle unità specializzate del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Reggio Calabria, nell’ambito di controlli - volti a contrastare il fenomeno del caporalato -, hanno segnalato all’Autorità Giudiziaria, tre titolari di aziende agricole e contestato sanzioni amministrative per un totale di 11.500 euro.

 


Nello specifico, a seguito di controllo ispettivo presso un’azienda agricola in area montana, gli uomini dell’Arma hanno riscontrato violazioni, da parte di due braccianti extracomunitari, poiché lavoratori dipendenti senza regolare contratto, in violazione al Testo Unico sull’immigrazione. Contestata, in questo caso, al datore di lavoro, una sanzione ammontante a 4.300 euro.

 

A Rosarno, invece, nel corso di altri due accessi ispettivi, presso aziende agricole, i militari operanti hanno identificato in un caso 10 braccianti agricoli di origine africana, uno dei quali, è risultato assunto senza regolare contratto, e 4 nell’altro, uno dei quali, anche in questo caso con posizione irregolare: contestate ai titolari delle aziende, in entrambi i casi, una sanzione amministrativa di 3.600 euro.

 

Facendo un bilancio dell’ultimo semestre, diversi sono stati i controlli ispettivi, circa trenta, in aziende agricole della piana di Gioia Tauro, nell’intento di arginare il fenomeno sempre più radicato del caporalato. Contestate sanzioni per circa 200.000 euro, nel complesso e  200 i lavoratori identificati, molti dei quali risultati “in nero”, altri in difetto per varie irregolarità, assoggettati dalle regole imposte dai loro datori di lavoro, imprenditori locali, il cui unico intento si è sempre mostrato lo stesso: ottenere manodopera a basso costo, a discapito dei loro dipendenti, costretti a lavorare in condizioni assolutamente precarie.

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