Non c’è spazio per gli Lsu e Lpu nella manovra gialloverde: «Tutti a Roma»

Dal Parlamento non arrivano le deroghe legislative attese per il rinnovo dei contratti in scadenza. Cgil, Cisl e Uil si preparano a manifestare nella Capitale con i lavoratori che puntano il dito contro deputati e senatori calabresi: «Se non siete capaci, dimettetevi»

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di Enrico De Girolamo
3 dicembre 2018
17:24

Sale la pressione della pentola nella quale cuoce a fuoco lento ma costante la vertenza dei circa 4500 lavoratori Lsu e Lpu calabresi, che a meno di un mese dalla scadenza dei contratti non hanno ancora alcuna certezza sul rinnovo dei rapporti di lavoro, che termineranno il 31 dicembre prossimo.
Da Roma, dove in queste ore viene limata la manovra economica a colpi di emendamenti, non giunge notizia delle attese deroghe legislative necessarie per la stipula dei nuovi contratti. E senza di queste non è possibile scavalcare i paletti imposti dalle normative in vigore che, ad esempio, impongono, in caso di nuove assunzioni, il rispetto del turnover con chi va in pensione e della programmazione triennale per il fabbisogno di personale.
Estremamente preoccupati sono i sindacati, che hanno indetto una riunione d’urgenza domani, martedì 4 dicembre, all’Hotel Lamezia (ore 11), dove Cgil, Cisl e Uil cercheranno di organizzare la mobilitazione regionale in vista di una manifestazione nazionale che si terrà nella Capitale nei prossimi giorni.

 


Sfiducia e delusione serpeggiano anche tra gli stessi lavoratori, che ormai hanno mangiato la foglia sulla vacuità delle promesse che hanno ascoltato soprattutto nel corso degli ultimi due anni, quando la stabilizzazione era data come cosa fatta dalla Regione e da esponenti della maggioranza di centrosinistra, con l’avallo delle stesse organizzazioni sindacali. Ma ora è il turno di Cinquestelle e Lega di assumersi la responsabilità di un eventuale mancato rinnovo dei contratti di lavoro. Ed è proprio a loro che si sono rivolti i rappresentanti del comitato calabrese di Lsu e Lpu: «Apprendiamo con profonda tristezza, che nessuno dei rappresentanti dell’attuale maggioranza ha depositato emendamenti per salvare i precari calabresi. In Calabria abbiamo eletto ben 18 rappresentanti tra parlamentari e senatori del M5s e due rappresentanti della Lega, il senatore Matteo Salvini e l’on. Furgiuele alla Camera. Abbiamo una rappresentanza così larga, ben 20 parlamentari e senatori di maggioranza, che sulla carta dovrebbe decidere le sorti dell’intera Italia, ma nei fatti non conta nulla e lo sta dimostrando in queste ore».

 

Da qui l’ennesima richiesta di attenzione su una problematica che, se non risolta, è destinata a deflagrare con grande rumore: «Facciamo appello all’orgoglio calabrese di tutti i nostri rappresentanti: volete davvero lasciare 4500 famiglie nel più profondo sconforto? Volete davvero girarvi dall’altro lato e pensare solo alle vostre prebende? Volete davvero infischiarvene e buttare sul lastrico 4500 famiglie? Allora spiegate ai calabresi cosa avete fatto per la Calabria in questi otto mesi di governo. A quanto pare nulla. Se non doveste riuscire nell’impegno di rappresentare i calabresi, noi ex Lsu e Lpu della Calabria, chiediamo le vostre dimissioni».

 

Eppure, nei giorni scorsi, il deputato Riccardo Tucci si apprestava a sottoporre al ministero della Funzione pubblica una sua proposta di emendamento con le deroghe legislative che avrebbero potuto risolvere la questione. Di tale iniziativa, però, non si ha più notizia, nonostante la bozza da portare a Roma fosse pronta. Nel testo venivano accolte in pieno le richieste dei sindaci calabresi, prevedendo la possibilità di nuove assunzioni eludendo la programmazione in materia di pianta organica. La bozza di emendamento scavalcava poi la regola del turnover e prevedeva corsie preferenziali per le assunzioni a tempo indeterminato dei precari storici. Ipotesi che per ora restano lettera morta.

 

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