Molti Paesi Ue bloccano le esportazioni di grano, in Italia scorte disponibili solo per due mesi
Altre ripercussioni si stanno avendo poi sul mercato oleario. L'Ucraina è tra i maggiori esportatori di olio di semi di girasole, impiegato nella ristorazione e nell'industria dei prodotti sottolio
Non solo gas. Anche il grano è una materia prima proveniente da Russia ed Ucraina da cui l'Europa attinge a piene mani. I due paesi entrati in conflitto detengono complessivamente circa il 25 percento della produzione mondiale.
Il granaio d'Europa
Soprattutto la Russia, con 35 milioni di tonnellate, nel 2021 si è confermato il più grande esportatore di grano del globo. E come rivelato nei giorni scorsi dal Corriere della Sera, una parte è finito in Cina, paese che da mesi sta facendo incetta sui mercati del prezioso cereale, trovandosi ora in una posizione di privilegio, con uno stock di merce stipata nei magazzini, acquistata ad un prezzo di almeno il 40 percento inferiore a quello attuale. Insomma, un affare multimilionario.
Il blocco dell'Ungheria
Nelle ultime ore poi, sono scaturite altre importanti novità: l'Ungheria ha bloccato le proprie esportazioni. Con ripercussioni pure in Italia: buona parte di quel grano, per vicinanza logistica, affluiva a bordo di camion in tutto il nordest. Il premier magiaro Orban viene così meno alle regole comunitarie nonostante le produzioni agricole di quel paese godano del sostegno dei finanziamenti europei. Questa politica nazionalista risponde ad una precisa logica: garantire in Ungheria la regolare produzione di pasta, pane ed altri derivati della farina alla vigilia delle elezioni parlamentari di inizio aprile.
La politica sui rifugiati
Una carenza di questo bene primario potrebbe minare il consenso del presidente. Paradossalmente, anche l'apertura delle frontiere tra Ungheria ed Ucraina risponde a questa esigenza. Solo apparentemente il provvedimento va nella direzione di accogliere chi scappa dalla guerra. In realtà ad affluire verso Budapest sono per lo più cittadini ungheresi o con la doppia cittadinanza, residenti nella vicina regione dei Carpazi. Per le altre tipologie di rifugiati è stata attivata una protezione temporanea solo fino al primo giugno, quando ormai le elezioni saranno passate e Orban potrà tornare al suo consueto atteggiamento di chiusura, senza rischiare di perdere popolarità.
Scorte di farina
Tornando alla questione del grano, anche la Romania ha bloccato le esportazioni che normalmente seguivano le rotte del Mar Nero. La conseguenza è una impennata dei prezzi, soprattutto del grano francese che rappresenta adesso in Europa, la fonte di approvvigionamento privilegiata. In Italia per il momento, non vi sono problemi nella fornitura delle farine. Ma il costo della materia prima induce i mulini ad attingere alle proprie scorte fino all'ultimo chicco senza investire in acquisti a lungo termine, sperando che il prezzo possa calare. Con le giacenze si potrà andare avanti ancora per due mesi. Poi, se non cambieranno gli scenari, potrebbero affiorare i primi problemi.
Ripercussioni sull'olio
Altre ripercussioni si stanno avendo poi sul mercato oleario. L'Ucraina infatti, è tra i maggiori esportatori di olio di semi di girasole, impiegato nella ristorazione ma anche nell'industria dei sott'oli. L'Assitol, l'Associazione italiana dell'industria olearia, ha già lanciato l'allarme mettendo in guardia sulle conseguenze a cascata della carenza di questo prodotto. Soprattutto sulle ripercussioni in termini di aumento del prezzo di altre tipologie di olio, quello di sansa in particolare. In Italia il consumo annuo di olio di girasole è di poco inferiore alle 800 mila tonnellate. E tra un mese in Ucraina bisognerebbe procedere alla semina del girasole, per garantire la continuità della produzione. Con il condizionale d'obbligo, vista l'attuale situazione