«Non vogliamo aiuti ma tornare a lavorare»: a Crotone la protesta pacifica dei commercianti

VIDEO | Hanno riaperto simbolicamente i loro negozi per un’ora, per esprimere dissenso sulle chiusure imposte dalla zona rossa: «Non è qui che si verificano gli assembramenti. Anzi, magari ci fossero: siamo allo stremo»

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di Francesca Caiazzo
6 aprile 2021
21:58

C’è chi ha aderito accendendo semplicemente le luci nel proprio negozio, pur tenendolo chiuso, chi affiggendo la locandina sulle vetrine e chi ha aperto le porte della propria attività. Decine di commercianti e artigiani di Crotone, oggi pomeriggio, hanno dato vita a una manifestazione di protesta pacifica per far sentire la propria voce contro la chiusura di negozi ed esercizi commerciali a causa del Covid. Tutti vogliono riaprire, in totale sicurezza e rispettando le regole.

Francesco Corrado fa il barbiere e non potrà rientrare nel suo salone, oggi simbolicamente aperto, finché la Calabria resterà in zona rossa. «Siamo davvero stanchi, siamo arrivati al limite. Per riaprire, noi ci siamo adeguati, dotati dei dispisitivi necessari per la sicurezza di tutti. Io lavoravo su prenotazione, con un cliente per volta. Non è qui che si verificano gli assembramenti, ma altrove. È da un anno che siamo in queste condizioni e i contagi continuano ad aumentare» ci spiega.


«Magari ci fossero assembramenti nei nostri negozi» sospira Rita Strigaro de "La boutique dell’accessorio", che ritiene ingiuste queste chiusure. «Lo stop delle attività poteva essere utile all’inizio, durante il primo lockdown, ma ora ci stiamo rendendo conto che non funziona. Noi siamo allo stremo. È vero che non vendiamo pane e generi alimentari ma beni ritenuti non essenziali, ma di essenziale qui c’è il nostro lavoro che ci serve per vivere degnamente».

«La situazione è insostenibile, abbiamo bisogno di lavorare, è un nostro diritto» si sfoga Mirko Barilari titolare di Kruder, un negozio di abbigliamento per uomo che si trova proprio sul corso principale della città. In un anno, le sue entrate sono diminuite sensibilmente: «Il calo di fatturato non è indifferente, ci stanno saltando intere stagioni e ora che riapriremo passeremo direttamente alla collezione estiva, ma la merce acquistata la devi pur sempre pagare. E sono costi di cui lo Stato non tiene conto. Noi non vogliamo aiuti, vogliamo lavorare, solo questo».

Da Joant Sposi le vetrine sono vestite di bianco: pizzi, ricami e tulle rievocano il giorno più bello per ogni coppia di innamorati. Antonella Cuomo confeziona e vende abiti da sposa, ma tutto il settore wedding ha subito un duro colpo dalla pandemia: «Il nostro lavoro è fatto di gioie e sorrisi che da un anno a questa parte ci sono stati negati. I clienti ci chiamano piangendo, perché hanno dovuto rimandare il matrimonio anche due o tre volte. Noi vestiamo sogni che ora sono stati infranti sia per noi che per chi a noi si affida. Abbiamo bisogno che ci ridiano la nostra dignità lavorativa, che abbiamo perso».

La zona rossa dopo le festività pasquali ha colto quasi tutti di sorpresa: «Non ce l'aspettavamo – ci dice Giuseppina Nicoletta, di Nicoletta Boutique – e poi le attività più martoriate sono sempre le solite. Siamo esasperati, ma non vogliamo gli aiuti del Governo, vogliamo solo il nostro lavoro. Non ce la facciamo più, davvero. E poi Crotone vive di commercio e se abbiamo deciso di aprire alle 19 e accendere le luci delle nostre attività chiuse è per ricordare che noi siamo la luce della città. Tenere le attività chiuse e le nostre vetrine spente significa farla morire».

Giornalista
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