Il progetto della discordia

Ponte sullo Stretto, il comitato messinese del no: «In arrivo 1.750 posti di lavoro per 8 anni, ma altrettanti se ne perderanno a vita»

Il gruppo contrario alla realizzazione dell'opera denuncia la diffusione di «molte affermazioni sbagliate» come quella secondo cui verrà cancellato del tutto il servizio di traghettamento: «Questo sovrastima anche il risparmio delle emissioni»

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di Redazione Economia
9 aprile 2024
19:25

Arrivano circa 1.750 nuovi lavoratori per il ponte sullo Stretto ma altrettanti se ne perdono. Lo sostiene in una nota il comitato cittadino messinese “Invece del Ponte”. Non solo: «Si afferma che l'analisi finanziaria per la realizzazione del ponte non fa parte dell'analisi costi-benefici: evidentemente non si conosce cosa sia un'analisi costi-benefici che deve contenere, come primo passaggio, l'analisi finanziaria. A scriverlo pochi anni fa era proprio Roberto Zucchetti, estensore dello stesso documento della società Stretto di Messina».

«Vengono diffuse molte affermazioni sbagliate: si racconta che il saldo dell'analisi è positivo, ma questo risultato è frutto di ipotesi. Secondo noi sbagliate. Per esempio, quella secondo cui il ponte cancellerà del tutto il servizio del traghettamento: è lo stesso ad delle compagnie private a smentirlo, in audizione alla Camera. Questo errore amplifica di molto la sovrastima del risparmio di emissioni che il ponte dovrebbe comportare. Proprio ieri una “correzione” dell'analisi costi-benefici mostrava che questa diventa negativa se si calcola correttamente il bilancio delle emissioni».


«Un altro importante beneficio del ponte sarebbe il bilancio occupazionale: a conti fatti, circa 1.750 lavoratori in 8 anni. Però l'analisi dimentica che il ponte prevede la soppressione proprio dei traghetti, e con essi dei 1.600 posti di lavoro connessi – prosegue la nota – e non considera che almeno un centinaio di posti di lavoro vanno perduti con la chiusura delle attività espropriate. Così i 1.750 lavoratori del ponte durano 8 anni, i 1.750 posti di lavoro persi sono a vita».

«Ancora più grave, si qualifica come definitivo un progetto che non è altro che una proposta – conclude il comitato –, la quale non risponde ai requisiti di legge, perché un progetto definitivo non può (per legge) rinviare alla fase esecutiva gli studi e gli approfondimenti su aspetti suscettibili di modificare in maniera significativa tecniche e costi del progetto o studi sulle turbolenze dei venti. Si afferma una cosa non vera (per omissione) quando non si dice che il parere del Comitato scientifico è “unanimemente favorevole, fatte salve le osservazioni e i rilievi sollevati”».

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