Procedimento monitorio abbreviato, il punto dell’esperto

VIDEO | L’avvocato Alessandro Parrotta, direttore dell’Istituto per gli Studi politici economici e giuridici, commenta la riforma

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di Redazione
12 luglio 2019
19:24
Alessandro Parrotta
Alessandro Parrotta

di Alessandro Parrotta*

 


Da alcuni giorni è finalmente iniziato l’esame, da parte della commissione Giustizia di Palazzo Madama, del disegno di legge n. 755, a firma del senatore (e avvocato) Andrea Ostellari, in materia di procedimento monitorio abbreviato. La riforma, senz’altro condivisibile, ha il fine di rendere più agevole, veloce, semplice e flessibile la procedura per ottenere la corresponsione di un credito certo, liquido ed esigibile. Una riforma in tal senso era ampiamente auspicata sia dai professionisti del settore ma soprattutto dai soggetti che si trovano coinvolti, loro malgrado, nelle procedure monitorie per recuperare le somme loro dovute.

 

La proposta di Ostellari non ha elementi che depongano a suo sfavore: come osservato dallo stesso proponente, vi sarebbe una netta riduzione dei costi, delle tempistiche e del carico giudiziario, già fortemente appesantito. In particolare, il cittadino non dovrebbe in questa maniera più pagare alcun contributo unificato in pendenza del giudizio, rimettendoci ulteriori spese di tasca propria. In secondo luogo, i tempi per ottenere la corresponsione del credito verrebbero notevolmente ridotti dagli attuali tre mesi ai futuri quindici giorni. Inoltre, i Tribunali ordinari e gli uffici del Giudice di Pace verrebbero sgravati rispettivamente di circa 490mila e 430mila procedimenti monitori ogni anno.

 

Pare superfluo soffermarsi sui vantaggi che un simile cambiamento avrebbe per la giustizia italiana, di cui uno dei problemi principali è proprio il carico dei numerosi procedimenti. È doveroso osservare che la proposta porterebbe il sistema monitorio del nostro ordinamento in linea con gli standard europei che, sul punto, impongono il rispetto del principio di effettività degli strumenti di tutela processuale. Oltre ai cittadini e al sistema giustizia ne trarrebbe giovamento tutto il Paese dal punto di vista economico: infatti l’odierna procedura lenta e farraginosa genera sfiducia negli operatori economici nazionali ed europei, con un impatto nefasto sul nostro sistema produttivo. L’ulteriore importante novità riguarda la possibilità, preceduta da un necessario vaglio giuridico, di ricerca dei beni del debitore: anche in questo caso alcuna criticità può essere mossa alla proposta 775.

 

La ratio di una tale riforma sarebbe esclusivamente la tutela del creditore. Questa, di pari passo con la tanto attesa riforma della giustizia, è uno dei tasselli-chiave volto al forte interesse di avvicinare sempre di più l’Aula giudiziaria al comune cittadino. D’altra parte il trend è quello di liberare dai formalismi e dalle pastoie burocratiche le basi della piramide giudiziaria; va nel medesimo senso la riforma che ha da poco licenziato la modifica del fallimento con l’introduzione del nuovo codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza.

 

*avvocato, direttore Ispeg – Istituto per gli Studi politici economici e giuridici

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