Identità territoriale

Prodotti Dop e Igp: la Calabria pesa solo lo 0,26% del valore nazionale. Per crescere servono azioni di sostegno alle imprese

I dati che emergono dal Rapporto Ismea-Qualivita 2023: il Veneto vale 93 volte il valore della nostra regione. Il presidente del Gruppo Pubbliemme, Domenico Maduli: «La comunicazione integrata professionale può offrire quella marcia in più che serve per recuperare il gap che ci separa dalle regioni più ricche del Paese»

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di Massimo Tigani Sava
20 dicembre 2023
12:00

L'impatto economico dei prodotti Dop e Igp della Calabria pesa, sul totale nazionale, soltanto lo 0,26%: 52 milioni in totale, tra cibo e vino, a fronte dei 20.186 del valore complessivo italiano. Il dato, che ha rilevanza strategica, emerge dal recente Rapporto Ismea-Qualivita 2023 intitolato “Le produzioni agroalimentari e vitivinicole Dop, Igp e Stg”. Delineata la situazione, però, non soffermiamoci con tono lamentoso sul ritardo che la Calabria registra rispetto ad altre regioni italiane, ma cerchiamo di cogliere i segnali positivi che pur esistono e, soprattutto, le enormi potenzialità della cosiddetta Dop Economy.

Nella classifica regionale dell'impatto economico di Dop e Igp (somma di vino e cibo), relativa al 2022, la Calabria si è posizionata al 17mo posto, con alle spalle solo Liguria (49 milioni), Basilicata (19 mln) e Molise (7,7 mln). In testa il Veneto, con 4.836 milioni, l'Emilia Romagna (3.969 mln), la Lombardia (2.494 mln), il Piemonte /1.716 mln). Superano il miliardo di euro anche Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Tra le regioni del Sud buone le performance di Campania (896 mln), Puglia (678 mln), Sardegna (572 mln), Sicilia (545 mln). Stacca di molto la Calabria anche l'Abruzzo con 262 mln. Quando si vuole dare un'idea della differenza crescente che esiste fra l'economia del Nord Italia e quella della Calabria, anche questo parametro dell'impatto di Dop e Igp è assai eloquente: il Veneto vale 93 volte il valore della Calabria. Se la realtà è questa, al di là dei vuoti proclami e dei troppi convegni e buffet che poi non hanno la forza di cambiare i numeri, si comprenderà perché il leader del Gruppo Pubbliemme, Domenico Maduli, ha deciso di schierarsi in prima linea per contribuire a elaborare progetti concreti di sviluppo nel settore agroalimentare: un'azione molto articolata, in sintonia con politiche regionali e nazionali di stimolo e di sostegno alle imprese. È il ruolo dei privati, infatti, in sinergia e cooperazione tra loro, che deve crescere in Calabria, perché altrimenti i successi del Veneto, dell'Emilia Romagna, della Lombardia, del Piemonte e della Toscana l'antico Bruzio continuerà a guardarli con il telescopio. La politica, che ha un ruolo centrale e strategico, ha il compito di orientare, di creare opportunità diffuse, di gestire le notevoli risorse finanziarie a disposizione. Ci troviamo meno d'accordo, invece, quando il pubblico immagina di sostituirsi al privato per gestire processi che solo imprenditori forti, attrezzati e oculati possono rendere vincenti, solidi, duraturi.


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Ma torniamo al rapporto Ismea-Qualivita. Un micro-segnale positivo dal quale la Calabria può ripartire è l'aumento del 7,3% (2002 su 2021) dell'impatto economico di Dop e Igp, a fronte di una media nazionale del +6,4%. Non ci si esalti troppo, però: quando le cifre sono piccole, anche leggeri scostamenti possono determinare incrementi percentualmente consistenti. È la stessa cosa che accade ad ogni rilevamento Istat sull'export delle regioni italiane: se la Calabria esporta lo 0,1% del Made in Italy, non ha senso esprimere sensazioni di entusiasmo per incrementi percentuali anche a due cifre. Ismea-Qualivita ci offre altri importantissimi spunti di analisi, estrapolando i dati dell'impatto economico di Dop e Igp per il solo cibo e per il solo vino. Cibo: la Calabria è 15ma nella classifica delle regioni italiane, con 30 milioni sul totale nazionale di 8.852, pari allo 0,34% (+5,7% nel 2022 rispetto al 2021). Vino: la Calabria si attesta 17ma, con 22 milioni di euro sul valore italiano di 11.334 (0,19%), ed un incremento 2022 sul 2021 del 9,6%. Per il cibo il podio è così composto: al primo posto l'Emilia Romagna (3.514 mln), seguita da Lombardia (1.996 mln) e Campania (793 mln). Questo segnale che giunge da Sud, con l'aggiunta della quinta posizione per la Sardegna (423 mln), fa ben sperare anche per la Calabria: c'è una lunga strada da percorrere in un mondo che è tanto grande quanto promettente. Per il solo vino il podio cambia: medaglia d'oro al Veneto (4.335 mln), argento al Piemonte (1.362 mln), bronzo alla Toscana (1.224). Tra le regioni del Mezzogiorno, nel rapporto con il dio Bacco spiccano la Puglia (sesta con 631 mln), la Sicilia (nona con 451 mln), l'Abruzzo (decimo con 249 mln). C'è un Sud che si muove, che inizia a pesare, che dice la propria: la Calabria si agganci a questo treno.

Un Regno delle Due Sicilie che ancora arranca emerge, invece, dalla classifica sull'impatto economico di Dop e Igp formulata per province: tra le prime 20, nella sommatoria dei valori di cibo e vino, figurano solo territori del Nord Italia tranne che Caserta (16ma) e Napoli (19ma). Sono Treviso, Parma, Verona, Cuneo, Brescia e Modena a risultare trainanti in questo indice della ricchezza agroalimentare delle realtà provinciali del Belpaese. Avevate qualche dubbio in merito? No.

Torneremo nuovamente sull'argomento, non prima di aver ricordato che la Dop Economy per un'Italia che vantava nel 2022 ben 853 prodotti Dop, Igt e Stg (tra cibo e vino) ha significato 20,2 miliardi di euro di valore alla produzione, un fondamentale 20% di peso sul totale complessivo dell'agroalimentare, 11,6 miliardi di export (con una crescita dell'8,3% sul 2021), 890mila occupati nelle rispettive filiere. Per numero di prodotti Dop, Igt e Stg (sempre considerando sia vino sia cibo) l'Italia è prima in assoluto in Europa, distanziando di molto la Francia che ne ha 713 (la Spagna, terza, si ferma a 357).

Non è esagerato affermare che i prodotti Dop e Igp sono il “petrolio” pulito, sano e profumato di un'Italia regina del buon cibo nel mondo e patria della Dieta Mediterranea. Queste denominazioni tutelano - come sottolinea il competente Ministero - gli standard qualitativi dei prodotti agroalimentari, salvaguardarne i metodi di produzione, e fornendo ai consumatori informazioni chiare sulle caratteristiche che conferiscono valore aggiunto ai prodotti. Un enorme patrimonio informativo per il consumatore assicurato dal rispetto di rigorosi disciplinari di produzione.

Chiudo con una riflessione che il presidente del Gruppo Pubbliemme, Domenico Maduli, ha condiviso nel corso di un recente incontro sui progetti da varare: «Credo che la comunicazione integrata professionale possa offrire alla Calabria quella marcia in più che serve per recuperare il gap che ci separa dalle regioni più ricche del Paese. Noi siamo pronti e ci impegneremo al massimo con tutto il nostro network».

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